L’allarme di Fao e Wfp: “270 milioni di persone a rischio fame

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Lo stretto connubio tra conflitti, shock economici derivanti dal Covid-19 e cambiamenti climatici continua ad affamare il mondo.

La conferma dell’impietosa situazione arriva dal rapporto pubblicato una settimana fa dalla FAO insieme al World Food Programme, in cui all’allarme sugli scenari futuri più prossimi – nel giro di quattro mesi dovrebbero peggiorare i livelli di insicurezza alimentare in 23 zone già fortemente a rischio – segue la preoccupazione su come “gli ostacoli burocratici e la mancanza di fondi” ostacolino “anche gli sforzi delle due agenzie delle Nazioni Unite per fornire assistenza alimentare di emergenza e consentire agli agricoltori di piantare su larga scala e al momento giusto”.

La pandemia, neanche a dirlo, ha accelerato un processo già da anni in costante aumento, abbattendosi con maggiore intensità sulle aree più fragili del pianeta, alla ricerca della formula giusta per uscire dalla crisi e iniziare una lenta ripresa, così come stanno facendo i Paesi sviluppati.

Le guerre civili che alcune popolazioni sono costrette a vivere da tempo, sommate a una povertà estrema con alti tassi di disoccupazione e agli eventi climatici estremi,

Non possono che rappresentare un mix letale per chiunque. Figurarsi per Paesi come l’Afghanistan, dove le persone a rischio insicurezza alimentare sono passate da 7.9 milioni a 16.9 milioni nell’arco di cinque anni, o la Siria che ha visto quasi raddoppiarne il numero nello stesso arco di tempo. Lo scenario viene illustrato anche nel report di inizio giugno redatto sempre per mano del WFP, in cui viene stimato come quest’anno saranno oltre 270 milioni le persone che dovranno affrontare carenze alimentari serie, potenzialmente gravi per la loro vita. Un dato in crescita dell’81% rispetto a quello pre-pandemico, quando erano 150 milioni (già in aumento di venti milioni dal 2019