Lettera aperta alle iscritte, alle militanti, alle delegate e alle dirigenti della UIL

0
57

Care tutte quante, l’8 marzo di quest’anno ce lo ricorderemo, costrette/i come siamo a celebrare la Giornata internazionale della Donna in un clima generale ed in una condizione del Paese che chiede a tutte/i equilibrio, responsabilità, impegno solidale, iniziative sindacali con modalità diverse.

È, infatti, un 8 marzo speciale: niente o poche e limitate iniziative sindacali di confronto e di proposta sulle politiche di genere, nessun assembramento nemmeno spontaneo, c’è da giurarci anche poca voglia di ritrovarsi, fra amiche, in una uscita serale. Un clima di mestizia, almeno in alcune parti del Paese, e comunque di preoccupazione, un po’ ovunque.

E, invece, è un 8 marzo come tutti gli altri, che ci induce a pensare a come, proprio quando ci sono problemi o serve un impegno straordinario… la donna è al centro.

Sono le donne che, in buona misura, si stanno facendo carico dell’emergenza sanitaria. Sono loro negli ospedali e nei pronto soccorso: le professioni infermieristiche, mediche e ausiliarie nella sanità si declinano, ormai da anni, al femminile. Un pensiero grato e, noi che non abbiamo paura delle parole, affettuoso a tutte coloro che stanno affrontando turni faticosi, si stanno prendendo anche un po’ di rischi, si mettono in gioco con la straordinaria capacità di coniugare professionalità e dedizione, rispetto del paziente e accudimento premuroso, protocolli medici e sensibilità umana.

E, con loro, pensiamo anche alle tante/i che operano nella protezione civile, nelle forze dell’ordine e nell’esercito, nei call center per distribuire informazioni, nelle amministrazioni comunali che si sono trovate in prima linea nel tutelare le comunità più direttamente colpite e nel rappresentare gli interessi di tutti ed i bisogni di ognuno. A tutte loro (e anche ai loro colleghi uomini, per carità) un grazie.

Questo difficile momento sta colpendo le donne inserite nel mondo del lavoro. Tante sono a rischio di perdita del posto di lavoro, dipendenti come sono di cooperative di servizi o di strutture turistiche e commerciali che stanno attraversando un momento di crisi di ordinativi e di prenotazioni. Molte, stagionali, probabilmente non verranno chiamate in servizio. E poi, l’esperienza l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle: quando c’è una crisi economica, produttiva, occupazionale, le prime che vengono lasciate a casa sono le stesse lavoratrici che, quando invece l’economia tira, devono farsi in quattro e accettare condizioni di lavoro più disagevoli e – noi non ce lo dimentichiamo – pagate meno dei colleghi uomini (per non parlare di carriera o di assunzione di ruoli di responsabilità).

Ma anche le donne che pure non agiscono sul fronte degli interventi e che non vedono messo a repentaglio il posto di lavoro, in questo momento complicato devono fare i salti mortali. Più del solito. Chi pensiamo si stia facendo carico, nelle nostre famiglie, delle scuole chiuse e dei figli a casa? E le difficoltà di reperimento di beni di uso quotidiano, con i negozi presi d’assalto o con i centri commerciali chiusi in alcuni giorni, su chi saranno ricadute? E il “lava e striglia” con Amuchina, e le raccomandazioni “ti sei lavato le mani?”, e il tenere alto il morale per i ragazzi e nel frattempo rassicurare gli anziani “che non è vero che questo virus seppellirà tutti anzi tempo”. Insomma, questo cinema fatto di preoccupazioni e di specifiche attività, di piccoli impegni ricorrenti aggiuntivi e di quotidiane occupazioni sta modificando i ritmi stessi delle famiglie e delle comunità. E senza la donna al centro… non si sa bene come si sarebbe fatto.

Per queste semplici ed evidenti, almeno per noi, ragioni siamo a dirvi che.

Che, nel momento in cui siamo impegnati, al centro ed in ogni realtà periferica, a confrontarci con il Governo ed il Parlamento, con i Partiti e le altre Forze sociali, con le Regioni e con i Comuni, con tutte le altre Autorità e soggetti coinvolti, abbiamo ben chiari gli obiettivi del Sindacato: nessuna/o può essere lasciato sola/o, servono ammortizzatori sociali flessibili, ben finanziati, effettivamente utilizzabili ovunque, è necessario agire con tempestività ed in modo incisivo richiamando ognuna/o a comportamenti individuali responsabili e a percorsi sociali coerenti con la nostra vocazione di accoglienza, di rispetto delle diversità, di inclusione. Ma occorre, da subito, una politica di investimenti pubblici che accompagni la ripresa e l’uscita da questa fase di stagnazione se non di arretramento dell’economia. Si dovrebbe fare sempre… ma è proprio quando si cade che bisogna rialzarsi con vigore, entusiasmo, determinazione.

Noi sappiamo bene, e ben sapremo ovunque rappresentare anche in questo momento, che “la risorsa donna” è da valorizzare appieno: più donne al lavoro, più servizi che facilitino questo, pari diritti e pari retribuzione e pari carriera e pari responsabilità, tutele estese ed effettivamente utilizzabili in queste fasi difficili, più opportunità di studio, di cultura e di sviluppo della personalità di ognuna, più condivisione delle responsabilità genitoriali e delle attività/impegni domestici, un qualificato rapporto fra le persone per cui anche fra le persone di sesso diverso, soprattutto mai e poi mai violenza di genere.

Per questo diciamo che questo 8 marzo è come tutti gli altri: perché è il momento di riflettere, di rivendicare, di lottare.

E per questo diciamo, anche quest’anno, che ogni giorno deve essere un 8 marzo: perché la dignità delle donne, le loro sacrosante richieste, il loro imperdibile impegno, il loro protagonismo, la loro sorellanza e la capacità di guardare anche oltre, sono una ricchezza. Di ognuna, del proprio contesto amicale e familiare, dell’ambito sociale, dell’intera collettività.

E comunque, già oggi e in futuro: la UIL la coniugano sempre di più al femminile le tante dirigenti che si sono conquistate responsabilità, le molte delegate e militanti di base in tutti i luoghi di lavoro e contesti di vita che ascoltano, interpretano, interagiscono, rappresentano lavoratrici e lavoratori, giovani generazioni e disoccupate/i, pensionate e pensionati. Lavoratrici e pensionate, sempre più, decidono di iscriversi alla nostra Organizzazione. E se la UIL non fosse così tanto, così intensamente, così inscindibilmente connotata al femminile, non sarebbe nemmeno la nostra UIL della quale andiamo fiere/i.

Buon 8 marzo, quindi, a tutte voi/noi. Magari quest’anno con meno mimose e poche iniziative e nessuna festa. Ma con l’entusiasmo, la forza, l’impegno di sempre.

Abbracci, abbracci, abbracci. E ce ne siano tanti per ognuna di voi, da regalare anche a tutti coloro che vi vogliono, meritatamente, bene.