Libano, Iraq, Iran… Che ci importa? O no?!

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TORINO – In una società che non trova pace, nella quale piccoli e medi conflitti, proteste e sommosse popolari scuotono quotidianamente l’opinione pubblica, viene spontaneo domandarsi se ciò che accade fuori di casa nostra debba richiedere la nostra attenzione.

A cercare di fare chiarezza e proporre motivate risposte è giunto a proposito un incontro svoltosi mercoledì 19 febbraio presso il Polo del ‘900 con qualificati esperti e docenti: Farian Sabahi, scrittrice e giornalista di origini iraniane (scrive per il Corriere della Sera, Io donna e il Manifesto; insegna Relazioni Internazionali del Medio Oriente presso l’Università della Valle d’Aosta e un paio di altri corsi all’Università dell’Insubria (Como, Varese); è autrice di numerosi saggi storici); Luciana Borsatti, giornalista, esperta di Iran e Medio Oriente (ha lavorato dal 1990 al 2018 all’Ansa); Andrea Plebani, ricercatore universitario presso la Cattolica e ISPI (la sua ricerca si concentra principalmente sulla storia irachena e sull’evoluzione della galassia jihadista; consulente del Governo italiano su alcune questioni medio orientali); Giacomo Longhi, (conoscenza professionale di arabo, persiano, inglese e francese, traduttore free lance dal persiano, interprete ed esperto di letterature medio-orientali e Iran). Hanno tutti trattato la nuova stagione di fermenti oggi esistenti in Libano, Iraq e Iran.

Ai molti dubbi e alle sicurezze di chi si disinteressa di tali problematiche si potrebbe rispondere che non solo per motivi religiosi o etici ma anche per la presenza di militari italiani in quella regione e per gli ampi interessi economici e commerciali italiani (Eni…) è necessario occuparsene e prendere posizione. Se a tutto ciò aggiungiamo poi la circolazione sul web e sui media di fake news che nessuno si preoccupa di verificare, allora potremo scoprire che la verità è alquanto diversa da ciò che conosciamo e ci viene detto. In quella sede è stata infatti anche ribadita l’importanza di una corretta informazione da parte dei giornalisti e sottolineato che anche l’omissione della verità è una falsa notizia.

A tale proposito sono stati portati numerosi esempi di affermazioni e immagini che hanno fuorviato la conoscenza del vero: citiamo, nel caso dell’Iran, le dichiarazioni di un alto funzionario dell’americana Georgetown University secondo cui l’Iran avrebbe rotto il patto nucleare, mentre in realtà è stato il presidente americano, Trump, a infrangerlo per primo, ed alcuni siti che postano fotografie di donne iraniane strattonate dalla polizia, in realtà scene di film.

Le situazioni dei tre paesi citati (Iran 80milioni, Iraq 38,5 milioni, Libano 6milioni) vedono le popolazioni, di composizione sociale complessa e varia, tutte ribellarsi agli attuali governi per corruzione, carenza di servizi e infrastrutture e alta disoccupazione, soprattutto giovanile.

Premettiamo che l’Iran è comunque una Repubblica, e non ha mai scatenato una guerra (la guerra contro l’Iraq fu “imposta” da quel Paese), quindi chiamarla “regime” – d’accordo con Borsatti – è una forma distorta di comunicazione sintetica di una realtà, non facile, che merita maggior rispetto. In questo Paese non è il Corano a dettare il comportamento generale (non si può quindi definire “una teocrazia” perché a dettar legge non è “la parola di Dio”) ma la Costituzione e i Codici Civili e Commerciali mutuati dall’Europa, anche se i Guardiani della Rivoluzione (12 soggetti preposti, tutti membri del clero sciita vicini al leader supremo Khamenei) esercitano il diritto di veto sulle leggi promulgate dal Parlamento e operano una cernita sui candidati delle diverse elezioni.

Personalmente lo abbiamo visitato nei primi anni 2000 e l’impressione tratta dai rapporti con la popolazione (studenti, soprattutto) è stata molto positiva, improntata su ricerca di confronti, curiosità e conoscenze.

L’Iraq è stato ed è oggetto di forti interessi strategici americani ed europei per le sue riserve di petrolio ed altro, mentre il Libano è uno stato-cuscinetto tra arabi, sunniti e sciiti, e Israele. Molto spesso però ci si dimentica che in questi Paesi vivono cittadini, più o meno giovani, come noi, che aspirano ad avere gli stessi diritti, libertà e comfort, ma che tra embarghi USA (imposti anche dall’Europa su ricatto americano), attentati della jihad islamica, lì molto forte, e una diversa eredità culturale, storico-religiosa, non permettono di raggiungerli con facilità. A tutto questo si aggiungono non ben identificati interventi di forze più o meno organizzate sul territorio che tendono a creare ribellioni e contrapposizioni. Ad esempio, l’M.K.O. accusato, dal governo iraniano di fomentare le rivolte, da chi è finanziato e perché crea molte fake news? Formalmente si tratta di un gruppo organizzato nato in Iran a metà degli anni Sessanta. La loro ideologia è un mix di marxismo e islamismo e propugnano la lotta armata. Furono alleati di Saddam Hussein.

C’è chi dice che l’assassinio del generale iraniano Soleimani ha liberato il Medio Oriente… ma Soleimani era comunque un alto ufficiale della Repubblica Iraniana, molto amato nel Paese; cosa sarebbe successo se militari di uno stato orientale avessero ucciso un alto funzionario a quel livello in un Paese occidentale? In USA ad esempio?

E’ quindi ovvio che l’Iran crei attorno a sé una sorta di cordone sanitario, “Paesi cuscinetto” in cui tenta di predominare (Libano, Iraq,…) per proteggersi, e inviando “messaggi minacciosi” agli americani, artefici di “quell’omicidio di Stato“”.

Personalmente – e concludiamo questo breve ed incompleto excursus informativo di “altra conoscenza” di quei territori – pensiamo che se l’abbattimento dell’aereo ucraino (episodio che riporta alla memoria analoghe rappresaglie di un triste passato europeo) è stato uno di questi “messaggi minacciosi” dell’Iran inviato agli Usa ed all’Occidente in generale, è cosa gravissima, avendo colpito persone innocenti che erano fuori dalla guerra e dal contesto in causa; se invece è stato il gesto di uno o pochi “folli” la cosa è ancora più grave e preoccupante, in quanto esistono in Iran alcuni funzioni militari fuori controllo che operano, a nostro avviso, contro gli interessi generali del Paese.

In ogni caso nutriamo perplessità verso chi parla, e opera per realizzarlo, di isolare quei popoli così lontani, logisticamente, da noi ma simili a noi, con i loro bisogni, sogni e desideri, e così importanti anche ai nostri equilibri “casalinghi”. Non solo economici. Soprattutto in momenti come questo in cui le leve del potere non sono manovrate da moderati. Ci sono sempre uomini, donne, anziani e minori innocenti dietro ogni cattivo o buon Governo.

Libri consigliati per l’approfondimento: L’Iran al tempo di Trump (Luciana Borsatti); Il Bazar e la Moschea. Storia dell’Iran dal 1890 al 2018 (Farian Sabahi); Storia dell’Iraq (Charles Tripp); Jihadismo globale. Strategie del terrore tra Oriente e Occidente (Andrea Plebani); L’ariete, di Mehedi Asadzadeh, tradotto da Giacomo Longhi: storia di un ventenne militare di Teheran.

Sito per investigazioni on-line, da consultare per verificare alcune fake news: www.bellingcat.

Nella foto: Farian Sabahi

Franco Cortese Notizie in un click