L’ipocrisia dei Verdi sulla TAV

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Un tema che sta infiammando il dibattito politico in queste settimane è quello della TAV Torino-Lione. Nella giornata di mercoledì (7 agosto) sono state messe a votazione al Senato alcune mozioni sull’opera, ed è stata sancita la vittoria dei favorevoli alla realizzazione della TAV stessa, con una convergenza sul “Sì” da parte di Lega, Partito Democratico, Forza Italia, Fratelli d’Italia e +Europa. La posizione di contrarietà del Movimento 5 Stelle espressa in aula era stata oggetto di attacco da parte del segretario generale del Partito Comunista, Marco Rizzo, che ha giudicato strumentale la presa di posizione dei parlamentari pentastellati.

Oltre il Partito Comunista, tra i partiti che si sono espressi contrariamente alla TAV vi è la Federazione dei Verdi, che basa la propria analisi sui dati dello scambio di merci tra l’Italia e la Francia e su quelli del traffico di merci ai valichi alpini[1]. La contrarietà all’opera è sostenuta anche in Francia da Europa Ecologia I Verdi, che alle valutazioni dei Verdi italiani aggiungono considerazioni sul danno alla biodiversità e sulla cementificazioni delle aree coinvolte dal progetto[2]. Analisi analoga è fatta propria dal Partito Verde Europeo[3].

Alla prova dei fatti però la posizione dei Verdi Europei sulla TAV si dimostra del tutto incoerente con la visione politico-economica che i Verdi stessi hanno dell’Unione Europea, principale promotrice del progetto della TAV. Il PVE è infatti sostenitore attivo del processo di integrazione europea, come testimoniato dai principi fondamentali del partito[4]:

«L’Unione Europea fu creata per garantire la pace e promuovere la prosperità per i suoi cittadini. Ha costituito istituzioni sovranazionali, sviluppato una cooperazione permanente tra le nostre nazioni e opera come un’ancora di stabilità, senza precedenti nella storia europea. Fornisce speranza a molti cittadini tanto dentro l’UE quanto nei paesi confinanti. Come Verdi, crediamo nella necessità di un’Unione sempre più vicina, e vogliamo renderla più democratica, rilevante e utile ai cittadini. Questo è il motivo per cui vogliamo che l’UE si ripristini, cambi le sue politiche e priorità verso un Nuovo Patto Verde, riformi e democratizzi i suoi processi decisionali per renderla meno dipendente dagli Stati Membri, e più vicina ai suoi cittadini.»

Oltre a queste valutazioni di carattere economico, la posizione dei Verdi dimostra incoerenza anche dal punto di vista puramente politico, con la Federazione dei Verdi che alle elezioni politiche del 2018 si è presentata in coalizione con il PD di Matteo Renzi, +Europa e molti altri partiti di centro-sinistra che si sono dimostrati principali sostenitori dell’opera. La FdV è regolarmente alleata del PD e del centro-sinistra anche in occasione delle elezioni regionali ed amministrative. Particolare rilevanza ha il sostegno dei Verdi a Sergio Chiamparino, grande fautore della TAV, in occasione delle elezioni regionali in Piemonte, che hanno visto la sconfitta della coalizione di centro-sinistra. Ironica a tal proposito la partecipazione dei Verdi alla manifestazione No TAV dell’8 dicembre scorso, che fu definita da Chiamparino «immagine di un paese chiuso su se stesso, incattivito, rinunciatario».

La poca chiarezza e coerenza della posizione dei Verdi sulla TAV non è semplicemente sintomo di scarsa affidabilità politica di quell’area, ma deriva direttamente dalla natura di classe del Partito Verde Europeo: la piena accettazione del processo dell’integrazione europea rende infatti impossibile alcuna opposizione effettiva e che si fondi sugli interessi delle classi popolari alla realizzazione della TAV. Al contrario, l’opposizione dei Verdi, così come la loro contrarietà ad altre grandi opere, come TAP e trivellazioni, discende direttamente dal legame con gli interessi dei settori capitalistici che hanno maggiori investimenti in fonti di energia alternativa ai combustibili fossili. Ciò è testimoniato dal maggiore successo elettorale dei Verdi proprio in quei paesi in cui i gruppi imprenditoriali legati alla “green economy” sono più potenti.

Proprio il legame dei Verdi con determinati settori monopolistici chiarisce alcune scelte prese in sede europea, come il sostegno alle politiche antipopolari e di precarizzazione del lavoro in tutto il continente e il supporto alla campagna anticomunista condotta in maniera massiccia dall’UE.

Finché partiti legati a settori del padronato si ergeranno a difensori dell’ambiente non vi potrà mai essere una reale politica ambientalista che anteponga il benessere collettivo agli interessi di pochi potenti gruppi economici. Allo stesso tempo nessuna giusta battaglia sociale e politica, come quella contro la TAV, potrà essere condotta da questi partiti in maniera coerente e che non sia ipocrita e puramente propagandistica.