Lui lo conoscete. È il più famoso e premiato chef italiano

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Nome: Massimo. Cognome: Bottura. Ma è soprattutto un’Italiano straordinario.

Nel 2015 realizza un progetto in collaborazione con la Caritas Ambrosiana: il refettorio ambrosiano. Refettori che durante la pandemia hanno continuato a lavorare, sostenendo i più bisognosi. Con una raccolta fondi, per dirvi, è stato possibile recuperare oltre 35 tonnellate di eccedenze alimentari in un solo mese e di consegnare più di 100 mila pasti agli ultimi e agli operatori sanitari in prima linea.

Stamattina ho letto il suo appello a Conte e lo sottoscrivo dalla prima all’ultima parola. Mi ha colpito soprattutto l’incipit: «Oggi un ristorante, in Italia, vale una bottega rinascimentale: facciamo cultura, siamo ambasciatori dell’agricoltura, siamo il motore del turismo gastronomico, facciamo formazione, ed ora abbiamo dato inizio ad una rivoluzione culinaria “umanistica” che coinvolge il sociale».

«Abbiamo chiuso a marzo – continua – e ci avete chiesto di riaprire dopo tre mesi rispettando le regole. L’abbiamo fatto. In tantissimi si sono indebitati per mettersi in regola: mascherine, gel, scanner di temperatura, saturimetri, sanificazione dell’aria, test per tutto lo staff, ingressi alternati, tavoli distanziati».

Poi conclude: «Per uscire da questa crisi senza precedenti, abbiamo bisogno di speranza e fiducia. La speranza è quella che ci mantiene in una condizione attiva e propositiva. La fiducia è credere nelle potenzialità personali e degli altri.
La forza principale che ci ha sempre sostenuto è il sogno, non il guadagno. Ora si rischia la depressione.Ora abbiamo bisogno di coraggio e di stimoli. Per trovare la voglia di continuare e non sentirci soli»

Sogno e coraggio. Grazie Chef!