L’Umbria non è un test nazionale

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È l’Umbria. Una regione nella quale il centro sinistra perde dal 2014, quando perdemmo per la prima volta Perugia mentre il PD aveva il 40% a livello nazionale.
Da allora abbiamo perso Terni, Foligno, Spoleto, Orvieto e tanti tanti altri comuni da sempre “rossi”. Il centro destra governa in città che rappresentano quasi il 70% della popolazione umbra.
Più volte gli elettori ci hanno chiesto un cambiamento. Troppe volte ci si è ostinati a continuare a ripetere gli stessi errori. L’inchiesta legata ai concorsi nella sanità ha contributo a indebolire l’immagine già logorata della nostra classe dirigente. Il modo in cui questa vicenda è stata gestita ha ulteriormente peggiorato il quadro. Errori su errori. Dalla modalità con cui si sono chieste e ottenute le dimissioni di Catiuscia Marini fino alle liste. Nell’ultima direzione del partito regionale, a poche ore dall’annuncio della candidatura di Vincenzo Bianconi, dissi che aver costituito insieme una maggioranza di governo a livello nazionale non doveva portarci a fare un’alleanza locale senza valutare attentamente il valore aggiunto di un esperimento del genere, assolutamente inatteso.
Da allora, prendendo atto di essere “minoranza” nel partito, ho lavorato ogni giorno per dare una mano a Vincenzo e alla lista del PD. È andata male. Abbiamo perso e perso male. Ed è una sconfitta di tutti, una sconfitta pesantissima che ci riguarda tutti. E che spero ci faccia riflettere. Perché se metà degli elettori umbri scelgono di votare Salvini-Meloni c’è una riflessione molto molto seria da fare.

A livello umbro bisogna cambiare. Cambiare davvero. Perché gli elettori non daranno fiducia al centro sinistra fino a quando non dimostreremo di aver capito la lezione.
A livello nazionale, invece, forse è il caso di mettere da parte l’idea dell’alleanza strutturale nelle regioni coi cinque stelle. Ci saranno probabilmente territori nei quali avrà un senso presentarsi insieme. Ma la sommatoria a freddo non porta un voto in più. Anzi, rischia di farci perdere elettori per strada.
Ora lo sappiamo. E da qui bisogna ripartire. Da quella “vocazione maggioritaria” di cui il segretario Zingaretti ha parlato anche ieri. E che va assolutamente riscoperta, insieme all’identità riformista del PD. Le alleanze si fanno casomai a valle, non a monte. Altrimenti si paga un prezzo. E questa volta il prezzo è decisamente alto. Non era scontato, in una regione che ha vissuto le vicende che ho descritto, tenere al 22% come PD. Da qui bisogna ripartire.

Ci sarà tempo per analisi più approfondite, da fare anche sulla base dei flussi. Per ora voglio solo dire grazie a Vincenzo Bianconi che si è speso con grande generosità, mettendosi al servizio di una sfida complicatissima.

Naturalmente faccio i miei auguri di buon lavoro alla nuova Presidente della nostra regione Donatella Tesei con la quale spero si potrà collaborare per il bene dell’Umbria.