Mentre noi continuiamo a cazzeggiare Bezos si prende il mondo

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La Federal Communication Commission (FCC) ha dato il suo “ok” e il tanto temuto Project Kuiper può trasformarsi in realtà.

Mentre qui si cazzeggia allegramente con il ritornello “5G sì, 5G no” al ritmo della “Terra dei cachi” di Elio e le Storie tese, dall’altra sponda dell’Atlantico succedono cose epocali e nessuno – “nessuno, ti giuro nessuno” canterebbe Tony Dallara – dalle nostre parti si accorge di nulla.

L’approvazione della FCC al tanto ambizioso (per lui) e preoccupante (per noi) progetto di Jeff Bezos segna un momento di estrema criticità non solo nel panorama dell’evoluzione tecnologica ma anche e soprattutto nello scenario politico ed economico del pianeta.

Una vera e propria costellazione di satelliti (tremila e duecentotrentasei a voler esser precisi) è destinata ad oscurare il cielo come le frecce dei persiani alle Termopili e l’augurio – per il bene della democrazia – è che proprio questo parallelo storico sia infausto.

L’obiettivo formale è quello assicurare la “copertura” della connessione ad Internet nelle aree del continente americano altrimenti difficili o addirittura impossibili da raggiungere con i “normali” sistemi di collegamento finora a disposizione.

Gli utenti di quei territori desolati per l’isolamento che Madre Natura ha orograficamente stabilito avranno finalmente modo di navigare in Rete e comunicare come chi vive nei contesti metropolitani più all’avanguardia. Peccato che per farlo debbano consegnarsi mani e piedi ad Amazon, offrendo in totale trasparenza anche la più infinitesimale attività compiuta al computer connesso online.

L’investimento di 10 miliardi di dollari (che non mi capacito non sia stato fatto da un ente governativo senza scopo di lucro) si tradurrà nel controllo totale della vita digitale di chi sfrutterà l’opportunità di accesso a Internet che piove, sì, dal cielo ma potrebbe non essere meno funesta di fallout nucleare.

Amazon, che già ha viscerale visibilità su consumi e abitudini dei cittadini, avrà modo di “vedere” il traffico di qualunque utente e – se necessario – lo potrà veicolare verso destinazioni commercialmente profittevoli per il proprio business. Il vecchio venditore di libri (cui dobbiamo sia il facile reperimento di qualunque volume sia l’asfissia o addirittura la chiusura delle librerie sotto casa) ha progressivamente conquistato il mercato di ogni genere di prodotto condannando a morte negozi e botteghe (senza che nessuna associazione di categoria, anche qui in Italia, si sia mai impegnata a contrastare fattivamente un simile fenomeno), spolpando le economie locali, trasformando in dormitori anche i quartieri dove la vocazione commerciale innescava anche la corrispondente socialità tra le persone.

Adesso il colosso di Jeff Bezos si affaccia prepotentemente sul palcoscenico delle TLC e nessuno ne parla. Qualcuno dirà che il progetto Kuiper è mirato all’area statunitense, ma chi non dorme in piedi (da noi e in Europa) sa perfettamente che i satelliti non sono inamovibili opere in muratura e che, comunque, quei 3.236 appena approvati possono moltiplicarsi semplicemente al crescere dell’investimento.

Ho provato a manifestare queste mie non così peregrine preoccupazioni proprio un anno fa su Start Magazine. Era stata presentata l’istanza di autorizzazione di cui oggi conosciamo l’esito. Il 24 luglio 2019 il giornale diretto da Michele Arnese titolava “Vi dico come e perché Amazon controllerà Internet”.

A dodici mesi di distanza – accompagnato dal silenzio pneumatico che ha accompagnato il trascorrere del tempo – torno a sollevare la questione nella serena certezza di aver scritto nuovamente al vento.

Bezos probabilmente manderà in orbita i suoi satelliti servendosi di Blue Origin, società spaziale ovviamente di sua proprietà, e a breve si conosceranno maggiori dettagli in proposito.

Chi pensa che il moderno “conquistador” si sieda sugli allori, sbaglia. Il controllo assoluto richiede tempo e genio. La prossima mossa probabilmente sarà la creazione di un motore di ricerca, potentissimo, naturalmente “gratuito” (parola che piace tanto a chi vive su Internet), forse altrettanto capace di guidare gli utenti verso destinazioni scelte con oculatezza. Sono sicuro che torneremo a parlarne.                      (Umberto Rapetto – infosec.news)