Mercato del lavoro USA in chiaroscuro

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Il mercato del lavoro americano la scorsa settimana ha sorpreso negativamente, poiché i nuovi occupati hanno deluso le attese (anche se 559.000 posti di lavoro sono notevoli).

Inoltre, la disoccupazione è scesa più delle attese, ma solo a causa di un calo della forza lavoro di 160.000 unità (fattore negativo). Altra sorpresa è arrivata dai salari orari, cresciuti più delle attese: mettendo insieme i dati, possiamo giungere alla conclusione che le aziende stanno trovando difficoltà a reperire personale (e a trattenerlo), cosa che le spinge ad aumentare le retribuzioni e che la domanda di occupazione sia sottostimata dagli ultimi reports (posti creati sotto attese) a causa della concorrenza dei sussidi straordinari (che però stanno per essere cancellati in molti stati nel prossimo mese, riportando la gente al lavoro con accelerazione dei posti creati).

La conseguenza più diretta, però, per i mercati è che questi numeri, pur buoni, rinviano di qualche mese il dibattito sul tapering (il progresso del mercato del lavoro non sembra in linea con quanto richiesto dalla FED).

Forse questo ragionamento sta alla base dell’attuale discesa dei tassi anche se, come vedremo più avanti, ci potrebbero essere altri timori dietro il calo. Anche in Europa abbiamo assistito a tassi in calo in relazione coi Treasury, cosa che puntualmente ha provocato prese di beneficio sul settore bancario.

Anche l’indicatore dell’ottimismo NFIB delle Small Business US di maggio, rivela fra le righe che il principale problema dei piccoli imprenditori sembra essere quello di reperire manodopera, con quasi la metà che si dichiara incapace di assumere i lavoratori necessari. L’NFIB ha dichiarato che le ditte stanno alzando le remunerazioni e che i costi in aumento stanno venendo trasferiti ai clienti, preludio di pericolosa spirale inflazionista salari-prezzi.