Migliaia di persone affamate

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Intrappolate nella gelida frontiera tra Polonia e Bielorussia nel tentativo di lasciarsi alle spalle un destino fosco, un esercito in tenuta d’assedio ad attenderle

La terribile sceneggiatura di un film che si ripete, con l’unica variante che di cambiare la geografia del suo set. Ancora una volta il film della disperazione che si consuma alle nostre frontiere.
Il dittatore bielorusso Lukashenko usa migliaia di profughi come teste di ariete contro i confini polacchi per ricattare l’Unione e agitarne le ansie securitarie. In tutta risposta Varsavia, mentre implora l’intervento di Bruxelles, invia migliaia di soldati a fermare “l’invasione” arrestando i pochi, già minati dalla fame e dal freddo, che erano riusciti ad attraversare il confine. È quello stesso governo reazionario che da tempo ha dichiarato guerra ai valori e al diritto comunitario con azioni come quella della Corte Costituzionale Polacca.
È ancora una volta la pelle degli ultimi e le loro esistenze lacerate a venire trasformate nel terreno dove le peggiori dittature combattono la loro battaglia ricattatoria. È un’ “economia della sofferenza” quella delle destre sovraniste pronte a barattare i valori fondamentali e l’umana dignità per battere cassa e rafforzare la loro autorità dentro a una Comunità in cui non credono.
Scene come queste esigono invece di credere, e di credere con la più totale adesione che l’unica battaglia da cui non si può arretrare, l’unica in grado di donare all’Europa l’orizzonte condiviso di cui tanto ha bisogno è quella dell’umanità e del diritto. É su questa battaglia che si gioca la nostra credibilità come Unione, il vero risarcimento, che è anche una missione, affidatoci dalla nostra storia.