Migranti in Libia chiedono aiuto, ‘non sappiamo dove andare’

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Centinaia di persone hanno tenuto un sit-in a Tripoli, in Libia, davanti all’ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr),

che questa settimana ha temporaneamente sospeso le sue attività a causa della crescente pressione migratoria.
Davanti all’edificio dell’Unhcr decine di migranti e rifugiati, compresi bambini piccoli, dormono per terra da diversi giorni nella speranza di essere assistiti .

“Per la nostra sicurezza, chiediamo di essere evacuati”, è scritto su uno striscione. “La Libia non è un Paese sicuro per i rifugiati“, si legge in un altro.
Lo scorso fine settimana le autorità libiche avevano lanciato un raid in un povero sobborgo della capitale libica, Tripoli, dove vivono principalmente migranti e richiedenti asilo, arrestando quasi 5.000 persone ma anche causando un morto e almeno 15 feriti secondo l’Onu. L’operazione era stata svolta ufficialmente in nome della lotta al narcotraffico.
“Siamo al capolinea”, afferma una donna fuggita da uno dei tanti centri di detenzione teatri di violenze e maltrattamenti.
“Ci hanno attaccato, umiliato, molti di noi sono rimasti feriti”, ha detto. “Siamo tutti estremamente stanchi. Ma non abbiamo un posto dove andare, veniamo addirittura cacciati dai marciapiedi”.
Secondo l’Oim “ci sono quasi 10.000 migranti intrappolati in difficili condizioni nei centri di detenzione libici”. L’agenzia Onu conferma poi l’uccisione, ieri, di 6 migranti durante un tentativo di fuga. Secondo un sottosegretario libico – riferiscono i media locali – circa duemila migranti sarebbero riusciti a fuggire.