Quando a un cittadino italiano arriva un accertamento fiscale

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in circa il 40% dei casi è il contribuente ad avere ragione, a non aver commesso nulla di sbagliato. Molto spesso, quindi, l’accertamento si rivela inopportuno.

Nonostante ciò, la legge impone a questo stesso cittadino di versare una quota di quanto il fisco gli contesta e solo dopo gli concede la possibilità di fare ricorso. Prima deve pagare, poi nel caso fare ricorso e infine se lo vince, dopo altro tempo, riavere indietro i suoi soldi.

Tutto ciò è inaccettabile. Lo Stato deve tutelare i cittadini, non comportarsi da predatore.

Per questo, io e la collega Marzia Ferraioli abbiamo ritenuto doveroso presentare una proposta di buonsenso per abolire questa gabella mascherata, detta del “solve et repete”. Basta con l’oppressione tributaria per fare cassa sulla pelle dei cittadini onesti.

Con questa proposta noi vogliamo porgere ai cittadini un ombrello per ripararsi dall’imminente pioggia di accertamenti fiscali. Infatti, con la legge di Bilancio il governo moltiplicherà i controlli per trovare i soldi necessari a coprire le spese. Trovare le sacche di evasione fiscale è sacrosanto, ma bisogna tutelare i cittadini che, anche in questo caso, sono innocenti fino a sentenza definitiva.