Quasi 15 anni fa, nel 2005, in Piemonte c’ erano 80 grandi centri commerciali, adesso sono 195

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Siamo passati complessivamente da 425mila metri quadri a 650mila dedicati alla grande distribuzione. E non basta.”
Inizia così l’editoriale di Beppe Gandolfo su Torino Oggi.
Una fotografia preoccupante, ma che certifica un trend costante negli ultimi anni. Nelle città aree industriali dismesse, sostituite da grossi centri commerciali. Nelle campagne grosse fette di terreno agricolo alle quali vengono cambiate le destinazioni d’uso per farle diventare aree a servizi. Consumo del suolo e oneri di urbanizzazione, la ricetta si ripete da anni. Così facendo si uccide il piccolo commercio, i piccoli artigiani, lavoratori anch’essi colpiti dalla Globalizzazione. I centri storici nei paesi si svuotano perché non riescono ad essere competitivi con i supermercati, quelli delle città diventano fotocopie di grandi catene internazionali.
Inoltre, come insegna in questi giorni la vicenda Auchan/Conad, il mito della creazione del lavoro grazie alla realizzazione di nuovi supermercati cade nel vuoto.
Anche Torino soffre questa crisi, la maggioranza guidata dal Sindaco Appendino non ha fatto altro che portare avanti le politiche in tema di commercio che avevano caratterizzato le giunte di centro sinistra.
Come Partito Comunista siamo contrari a questa omologazione, siamo contrari all’impoverimento dei centri storici e siamo vicini ai negozianti di prossimità sempre più colpiti da questo fenomeno. Servono politiche di sostegno al commercio che mettano al centro il piccolo artigiano inteso come lavoratore che tutti i giorni investe sulla sua attività. Basta a nuove cattedrali nel deserto che generano solo metri cubi di cemento e lavoro di bassa qualità, pagato poco e che non genera sviluppo!