Raffaello: genio eclettico e riservato, dalla breve esistenza

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Il Sanzio: il Rinascimento e l’Umanesimo sublimati

ROMA – La conoscenza/comprensione di un artista diventa tale solo quando vi è di lui un’ampia conoscenza che, a sua volta, deve essere alimentata da personalizzati e giusti stimoli di scoperta. Se una mostra riesce a stuzzicare/attivare la mente (e il cuore!) di molti visitatori – 120mila al 1 agosto 2020, nel nostro caso – allora questa esposizione ha un meritato successo.

I presupposti c’erano tutti: il culmine delle celebrazioni del quinto centenario – dopo Urbino e Firenze, ora a Roma (dal 5 marzo al 2 giugno poi prorogata al 31 agosto) dove trascorse 12 anni della sua breve vita – per la morte di Raffaello Sanzio (1483-1520), la realtà espositiva capitolina ha sancito un successo di interesse di pubblico senza precedenti; anche perché mai si erano visti tante sue opere tutte insieme, ampio flash-back sulle molte sue sfaccettature creative: oltre 200, con dipinti, disegni (120 di Raffaello), ed altre di confronto; la più grande manifestazione mai dedicata a questo genio eclettico, ben curata da Marzia Faietti e Matteo Lafranconi alle Scuderie del Quirinale.

Raffaello Di Sante di Pietro (questo il vero nome, poi latinizzato, Sanzio), in estrema sintesi, si forma alla scuola del Perugino (Urbino); a 17 anni diventa “magister”, autonomo pittore con bottega, e, pur avendo conosciuto e studiato i suoi grandi contemporanei, si allontana – oltre che dal Perugino, traendone spunti e soggettivizzate ispirazioni – sia dall’energia creativa michelangiolesca, sia dalle minuziose atmosfere fiamminghe e sia dai velati e brumosi sfondi leonardeschi con un processo di “ri-creazione di se stesso” teso alla ricerca di un linguaggio nuovo, universale, comprensibile da tutti, fusione sublimata, semi cosciente, dei valori dell’Umanesimo e del Rinascimento, una comunicazione pregna di ideali di grazia, bellezza e perfezione.

Nasce il suo dinamismo delle figure, un nuovo tipo di luce e di colore, una cura particolare di certi particolari nel creare oltre a raffinati decori e precisi ornamenti, le sue tantissime “donne-Madonne” (a noi piace La Madonna quella della rosa), di solare bellezza, e personaggi che hanno un’area modesta, riservata e pensierosa, qualche volta svagata e mondana. E poi ci sono gli sguardi: una forza, una energia suadente ed attrattiva che comunicano subito con gli osservatori attenti e sensibili. Infine i suoi sfondi, i quali riportano echi di una cultura ora popolare ora religiosa ora di nobiltà e ricchezza, comunque sempre tecnicamente raffinati.

Tra le chicche da osservare – come sottolinea in un bell’articolo Silvia Malaguzzi di ArteDossier – ci sono i gioielli, dipinti dal maestro con ricercatezza e passione ma anche con linguaggio simbolico legato al personaggio raffigurato, particolari che incuriosiscono e diventano “oggetti di dialogo” con l’osservatore, forse frutto delle sue frequentazioni con antiquari, archeologi, intellettuali e del suo studio di tecniche dell’antichità classica.

In quanto alla persona, per certo sappiamo solo che fu uomo molto riservato, pochi scritti rimasti, poche notizie anche se tanto corteggiato nelle città che lo hanno accolto; il detto di lui che conosciamo (Vasari) “… dedito fuori di modo ai piaceri amorosi ,,,” non trova conferma; solo illazioni su “La fornarina” e “La dama velata”, unica donna (o donne) che pare gli siano stati vicini fino alla morte.

Le visite, nelle 13 sale, sono state organizzate a gruppi di 10 partecipanti ogni 5′ per un totale di circa 1620 ingressi al giorno. Ciò nonostante, con tre settimane d’anticipo, in agosto, a conferma di quanto sopra detto sul gradimento di questa mostra, sono state chiuse le prenotazioni avendo gli organizzatori – anche nel rispetto della normativa di sicurezza anti Covid – esaurito tutti i biglietti. Infine, per accontentare altri (ma non tutti, oltre che ad aperture prolungate fino all’una di notte) da venerdì 28 a domenica 30 l’esposizione resterà aperta 24/24 h.

Tra tanto parlar positivo, per dovere di cronaca, dobbiamo qui segnalare una negatività. Tra riflessi su vetro, tenuità dei tratti di alcuni schizzi, disegni e sanguigne, a cui si aggiunge in alcuni casi la scarsa illuminazione (a giusta protezione, per carità… però …), registriamo la triste conseguenza che – spesso – si vede poco o nulla di quelle meraviglie!

Comunque chi rimarrà fuori non si disperi; certo non sarà la stessa cosa! ma altre mostre dovrebbero essere programmate – come ha detto Antonio Paolucci nel dicembre 1919 – al Palazzo Ducale di Mantova (fine 2020 inizi 2021), all’Ambrosiana di Milano (data non precisata, verso fine anno), al Palladium Museum di Vicenza (primavera 2021), e fors’anche a Torino ed in Umbria: seguite l’informazione…

Concludiamo con due legittime curiosità.

Prima domanda: dove si trovano le opere di questo nostro maestro, così tanto amato, all’estero? Risposta: in tutto il mondo; indicativamente ed approssimativamente: 8/10 al Louvre di Parigi, 6 + alcuni cartoni alla National Gallery di Londra, 4/5 al Prado di Madrid, 5 in Scozia (Edimburgo) una decina a Berlino, alcuni a Vienna, 6 tra New York (Metropolitan) e Washington … a cui seguono poi quelle (?) delle collezioni private….

Seconda domanda: quanto costerà un Raffaello? Questa risposta è più difficile in quanto regolata dalla legge della domanda e dell’offerta, nello specifico inesistente; forse un impressionista costerebbe di più, sempre a causa del mercato? Chissa!. Non essendoci un mercato per poter valutare, possiamo basarci sulle ultime “transazioni” eseguite, anche se esse stesse poco significative. Comunque, se escludiamo – perché non fa testo, poco significativa – la vendita de “L’angelo” al Louvre di Parigi nel 1981, unica indicazione concreta, più affidabile (si fa per dire!) rimane oggi un disegno a pastello nero di una “Testa molto virile e mano”, del 1984, pagata un miliardo e 316 milioni.

Nelle due foto di proprietà dell’autore, l’ingresso alla mostra nelle Scuderie del Quirinale e “La Madonna della rosa” di Raffaello Sanzio e aiuti, (1519 circa), olio su tavola (84×103 cm), conservato al museo del Prado di Madrid.

Franco Cortese Notizie in un click