Rifiuti: Appello a Cingolani, fermare ampliamento inceneritore Padova

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Raduzzi: “progetto nasce da conflitto interessi e inquina troppo”

Venezia – Nella gestione dei rifiuti a Padova c’è qualcosa che non va. Ne è convinto il deputato Raphael Raduzzi, eletto con il Movimento 5 stelle e ora nel gruppo misto, che interroga in merito il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Secondo Raduzzi c’è un “palese conflitto di interessi”, dal momento che AcegaAspAmga, che gestisce la raccolta differenziata a Padova, e HestAmbiente, che gestisce invece l’impianto di incenerimento dei rifiuti, fanno entrambe capo al gruppo Hera spa.

Il conflitto di interessi è “riscontrabile anche nel mancato raggiungimento del 76% di raccolta differenziata prevista nel Prgr del 2015, fermandosi ad un 57,1%”, accusa Raduzzi, che si muove animato dall’intento di fermare l’ampliamento dell’inceneneritore gestito da HestAmbiente a San Lazzaro, Padova. Al momento l’impianto conta infatti tre linee ed è autorizzato a incenerire 245.000 tonnellate annue di rifiuti, ma lo scorso dicembre il gestore ha presentato richiesta di Via alla Regione per la realizzazione di una quarta linea per ulteriori 170.000 tonnellate di rifiuti l’anno. Eppure, sottolinea Raduzzi nell’interrogazione visionata dalla ‘Dire’, “il programma regionale di gestione dei rifiuti (Prgr) approvato dalla regione Veneto con decreto regionale del 29 aprile 2015, scaduto nel 2020 e non ancora rinnovato, non prevedeva l’ampliamento o la creazione di una nuova linea di incenerimento, ma piuttosto la ristrutturazione e l’adeguamento degli impianti esistenti.

E l’articolo 179 del decreto legislativo del 3 aprile 2006 stabilisce l’ordine gerarchico delle azioni prioritarie per il miglioramento ambientale, in cui l’incenerimento dei rifiuti, che permette il recupero di energia ma impedisce la chiusura del cerchio dell’economia circolare si posiziona in penultima posizione dietro le primarie operazioni di prevenzione, preparazione al riutilizzo e riciclaggio del rifiuto”.

Inoltre, “secondo alcune controdeduzioni alla Via richiesta da HestAmbiente, quest’ultima avrebbe sottovalutato l’impatto sanitario ed ambientale derivato dalla produzione di polveri secondarie di piccole dimensioni e dalla elevata presenza di ossido d’azoto, nonché la non considerazione adeguata dei possibili effetti nocivi causati dal comportamento delle molecole bruciate a temperature di 800-900 gradi centigradi e del pericolo inquinamento determinato dalla combustione dei Pfas”, conclude il deputato, che chiede a Cingolani di intervenire.

fonte «Agenzia DIRE»