Rolfi: al via la gara per fare un’indagine sul calo pesci nel Lago di Como

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“I recenti dati sulla pesca professionale dei coregoni del Lario, anche detti lavarelli, indicano un calo ulteriore del pescato. Tre sono le cause che abbiamo individuato e che possono aver agito nel lago di Como in questa direzione: un eccesso del prelievo di pesca, una carenza di fonti alimentari durante la prima fase di accrescimento degli avvannotti e uno scadimento qualitativo delle acque nelle zone riproduttive profonde. Per questo abbiamo deciso di avviare nei prossimi giorni una gara per condurre un’indagine sulla popolazione di questa tipologia di pesci nel lago”. Lo dice l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi.
Gara per capire diminuzione pesci

Un’indagine di Regione Lombardia per indagare sul calo dei pesci nel lago di Como “è – spiega Rolfi – uno dei punti concordati al tavolo con i pescatori”. “È, infatti, necessario – prosegue – uno studio scientifico che individui in modo univoco le cause della crisi di una specie che ha subìto un brusco crollo nel 2015. Chiederemo un’analisi dei parametri ambientali che possono influire sul loro benessere. La crisi dei lavarelli, infatti, sta mettendo in grossa difficoltà i 60 pescatori professionisti del lago”.
Ricerca bennale

La ricerca scientifica, commissionata da Regione, avrà come obiettivi dunque: la determinazione e l’analisi dello sforzo di pesca, le disponibilità alimentari dei pesci e le zone di riproduzione del coregone bondella. Lo studio avrà durata biennale, con un costo stimato di circa 40.000 euro.
Confermato trend negativo: pesca professionale ridotta, reti modificate

“Sui dati della pesca si conferma il trend negativo con un -26% rispetto al 2018 e un -75% rispetto al 2011, parzialmente compensato nel 2019 da un incremento del pescato di altre specie, in particolare dei ciprinidi, nonché dalla diminuzione complessiva delle giornate
di pesca del 15% rispetto al 2018. Bisogna inoltre ricordare che alcuni pescatori hanno abbandonato o ridotto la loro attività, che si è fatta meno remunerativa proprio a causa del calo quantitativo” chiarisce l’assessore.