Salvini dice che se l’Europa non aiuterà gli italiani la Lega ne trarrà le conseguenze

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Eppure solo qualche giorno fa il nuovo responsabile esteri del partito Giorgetti rassicurava tutti con un no secco ad ogni ipotesi di #Italexit. I giornali si esercitano con i retroscena sugli equilibri di potere nella Lega, ma la verità è che se la Lega si candida ancora a governare il nostro Paese deve superare l’ambiguità di fondo tra la spregiudicatezza del suo leader in campagna elettorale permanente e chi nel partito ogni volta ha il compito di mediare, rassicurare mercati e investitori, fare i conti con il Nord dimenticato, deluso, arrabbiato. Quel Nord che ha bisogno di meno tasse, meno burocrazia e più investimenti in infrastrutture, anche utilizzando i fondi europei perché, se si ferma anche la locomotiva dell’Italia, dell’Italia maglia nera per la crescita in Europa, sarà finita davvero per tutti.

Questo è il punto vero dietro le pericolose oscillazioni leghiste tra Brexit e Bruxelles, Putin e la NATO, gli alleati eurofobici in Europa e il popolarismo europeo. La questione vera è quanto siamo credibili in Europa. Perché Salvini e Giorgetti non sono certo i primi a dire che la UE va cambiata. Lo sappiamo bene che l’Europa debole e divisa, senza una politica estera né una identità comune, va cambiata. Sono anni che lo sentiamo ripetere. Ma sono 20 anni che i leader politici italiani ci prendono in giro con la storia del nostro Paese pronto a battere i pugni sul tavolo a Bruxelles, magari per cambiare il regolamento di Dublino sulla immigrazione, quando poi puntualmente tutto si riduce a qualche selfie, alle passerelle, a un po’ di deficit strappato con improvvide promesse, insomma il solito andrà meglio la prossima volta – come se il capestro di Dublino non l’avessimo firmato noi.

La verità è che non siamo credibili in Europa e non lo siamo perché continuiamo ad accumulare debito, non riformiamo la nostra pubblica amministrazione, non disboschiamo la nostra burocrazia, non facciamo vere riforme del fisco, del mercato del lavoro, della istruzione, della università. Quello che facciamo, quello che ha fatto anche la Lega quando è andata al governo con 5 Stelle, è stato solo mandare prima in pensione chi ancora può lavorare, è stato solo pagare lo stipendio grillino a chi non lavora, Quota 100 e Reddito di cittadinanza, ancora propaganda elettorale, debito, deficit, mancata crescita, nessuna visione per il futuro e i costi scaricati sui giovani e le nuove generazioni.

Ecco, la Lega chiarisca le ambiguità in politica estera e sulla Europa, ma se a cambiare non sarà la cultura economica statalista e assistenzialista che domina nel nostro Paese, nella Lega come in tutti gli altri grandi partiti, sarà solo una altra grande presa in giro. Bisogna smetterla di raccontare agli italiani la favola dell’Europa che va cambiata se non si è prima capaci di cambiare l’Italia quando si ha l’opportunità di governare il Paese.

Stefano Parisi