Si chiama Germania il buco nero dell’economia europea

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Roma – La Germania si appresta ad entrare in recessione tecnica: per il secondo trimestre consecutivo il Pil scenderà dello 0,1%, secondo le stime dell’istituto economico tedesco Ifo. In generale tutti i dati congiunturali sono in peggioramento: diminuisce la produzione industriale, calano gli indici di fiducia dei consumatori e la domanda interna inizia a dare qualche segnale di debolezza. L’export, da sempre il motore dell’economia tedesca, risulta pesantemente danneggiato soprattutto a causa della guerra commerciale in atto e le recenti decisioni del Wto che autorizzano gli Stati Uniti ad imporre tariffe doganali nei confronti di beni europei di certo non miglioreranno la situazione.

Germania fissata con il debito

Quella che da sempre è stata considerata la locomotiva d’Europa rischia di diventare il grande malato e di trascinare in una spirale recessiva tutti i paesi dell’Unione. Ma come è potuto succedere tutto questo? Una risposta piuttosto convincente la suggerisce il premio Nobel per l’economia Paul Krugman in un suo recente articolo sul NY Times e che si può sintetizzare nella ossessiva avversione tedesca al debito pubblico.

Krugman stigmatizza il comportamento della Germania, che a partire dal 2010 in seguito alla grande crisi del debito ha fatto valere il suo peso politico, imponendo alle nazioni europee più colpite sanguinosi tagli alla spesa pubblica attraverso una cervellotica politica di austerity e perdendo completamente interesse nella lotta alla disoccupazione rimasta inevitabilmente a livelli altissimi. La teoria economica ci insegna che i governi dovrebbero agire in deficit di bilancio, aumentando la spesa pubblica, nei momenti in cui i tassi di disoccupazione sono molto alti. Ma la Germania ha dapprima eliminato il deficit (con un bilancio pubblico in attivo dal 2012) e negli anni non ha fatto altro che migliorare il proprio surplus, interessandosi di fatto esclusivamente ai propri livelli occupazionali e ignorando che il tasso di disoccupazione dell’area euro fosse costantemente sopra al 10%.
Così l’austerità ha distrutto la domanda interna

L’Europa soffre di una cronica carenza di domanda interna, aziende e privati non spendono in maniera sufficiente per consentire di ottenere la piena occupazione. La Bce ha provato a combattere questa debolezza con una politica espansiva a base di tassi di interesse bassissimi e addirittura negativi, senza però ottenere risultati concreti ed esaurendo di fatto le opzioni disponibili. La soluzione più ovvia suggerita da Krugman è quella che porterebbe tutti i paesi europei ma in particolare la Germania a stimolare le loro economie attraverso un massiccio ricorso al debito pubblico e ad un conseguente aumento della spesa pubblica. Se pensiamo che i titoli di stato tedeschi anche a lungo termine hanno un rendimento negativo, ovvero gli investitori sono disposti a pagare affinchè la Germania si indebiti, si capisce come ci sia ampio margine di manovra.