Storie di ragazzi laureati che faranno i netturbini: Barletta simbolo di un Paese fallito

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Non è passata inosservata la graduatoria definitiva di una selezione appena conclusa nella città di Barletta, per 13 posti da operatore ecologico. Le prime nove posizioni sono occupate da laureati, molti dei quali a pieni voti, in Ingegneria, Economia, Lettere, Marketing e Scienze Motorie: prova del fatto che per troppi giovani, ormai, avere una laurea è diventata una “colpa”.
Quelle di Barletta sono tredici storie di ragazzi laureati che avevano altri sogni. Ma anche 13 storie di giovani che hanno avuto il coraggio di scendere a compromessi con la vita pur di lavorare; pur di non delinquere, pur di non abbandonare la loro terra, i loro affetti, le loro famiglie. Di fronte a queste storie si prova l’orgoglio di una generazione che, nonostante i titoli brillanti, sceglie di rimboccarsi le maniche. E di candidarsi per un posto socialmente umile; si prova l’orgoglio dell’umiltà e della forza d’animo del Meridione. E si prova l’orgoglio del riscatto e del coraggio di una generazione troppe volte definita gratuitamente “bambocciona” e “choosy”.
Laureati, un doppio fallimento

Ma se da un lato questo senso di dignità ci consente di provare orgoglio, dall’altro è difficile non sentire sulle spalle tutto il peso del duplice fallimento. Dello Stato e del mercato. Questi ragazzi laureati del sud, i neo assunti, i tredici operatori ecologici, hanno investito anni della propria vita a formarsi per professioni intellettuali. E lo hanno fatto con le loro famiglie. Assieme alle quali hanno sognato. Mentre sognavano pagavano tasse, libri, abbonamenti per i mezzi pubblici, affitti fuori sede. Si sacrificavano perché speravano in un futuro migliore. Lo Stato, per questi ragazzi, come per tantissimi altri, ha tenuto in piedi corsi di laurea, cattedre, segreterie, personale e servizi vari.