Trend domanda elettrica nel lockdown: -13,5% marzo-aprile in Italia vs. -5% Germania

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La crisi economica conseguente all’epidemia da coronavirus sta determinando una recessione profonda e diffusa. Le stime pubblicate venerdì scorso relative al PIL nel primo trimestre del 2020 segnano per l’Italia un calo congiunturale del 4,7% e del 3,8% per l’Eurozona. Fanno peggio Francia (-5,8%, la peggiore dal 1949) e Spagna (-5,2%). Queste stime preliminari vanno prese con cautela, date le difficoltà riscontrate dagli istituti di statistica nella raccolta delle informazioni dalle imprese durante il lockdown. La caduta meno accentuata dell’Italia potrebbe derivare dalle condizioni precedenti allo scoppio della crisi da Covid-19: nei primi due mesi del 2020 la produzione manifatturiera in Italia registra un aumento congiunturale dell’1,6% mentre ristagna in Francia (-0,3%) e scende in Spagna (-0,5%). Per l’intero 2020 il Fondo monetario internazionale prevede una recessione più severa per l’economia italiana, con un calo del PIL annuale del 9,1%; cadute profonde, anche se meno intense, per Spagna (-8,0%), Francia (7,2%) e Germania (-7,0%). Per l’Italia le stime del Documento di economia e finanza (DEF), pubblicato la scorsa settimana, sono meno severe e prevedono un calo del PIL nel 2020 dell’8%.

Per analizzare le differenti dinamiche della domanda in Europa durante il lockdown è utile osservare l’andamento dei consumi elettrici. Dopo il calo del 10,2% rilevato a marzo 2020, ad aprile la domanda elettrica in Italia, sulla base dei dati provvisori di Terna, registra una caduta del 17,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il confronto internazionale, basato sull’analisi dei dati Entso-e, evidenzia che il nostro maggior competitor manifatturiero, la Germania, a marzo 2020 segna una diminuzione del carico elettrico del 2,2% rispetto ad un anno prima mentre ad aprile il calo è dell’8,1%. Più accentuati i cali della domanda negli altri maggiori paesi Ue: in Francia il carico elettrico scende del 3,3% a marzo e del 17,8% ad aprile, mentre in Spagna si registra una flessione del 4,4% a marzo e del 16,9% in aprile. Nell’arco di due mesi la domanda cumulata di energia in Italia è scesa del 13,5%, in Spagna del 10,5%, in Francia del 10,1% mentre in Germania la riduzione si ferma al 5%. Il calo dei consumi in Italia si concentra nel periodo di lockdown, con un calo del 16,7% dall’11 marzo a fine di aprile. L’asincronia del ritmo di produzione tra Germania e Italia mette a rischio la continuità delle catene internazionali di fornitura, con le imprese manifatturiere tedesche che potrebbero ricercare fornitori alternativi alle imprese italiane.

Oggi, 4 maggio, si apre la ‘fase 2’. Con il Dpcm dello scorso 26 aprile, possono riaprire settori di attività in cui opera il 28% delle imprese italiane. Alla data odierna, comprendendo i settori essenziali già attivi, sono operativi comparti che contano l’80,1% delle imprese italiane, l’84,1% delle imprese artigiane. Gli effetti della riapertura sul lato dell’offerta si potranno manifestare sono in armonia con una maggiore domanda: in questa prospettiva vanno utilizzate e implementate le procedure che, agevolando i processi di consumo, garantiscono elevati standard di sicurezza. Continua a preoccupare una ripresa della curva dei contagi. Secondo le stime contenute nel DEF un nuovo lockdown in autunno, a livello nazionale ed internazionale, determinerebbe un ulteriore deterioramento della crescita di 2,7 punti nel 2020 e di 2,4 punti nel 2021. Un lockdown a ‘jo jo’ come quello descritto dall’Imperial College sarebbe difficile da sostenere per le imprese.

L’analisi con il focus sulla deflazione energetica oggi nella rubrica ‘Imprese ed energia’ su QE-Quotidiano Energia. Nell’articolo odierno di Enrico Quintavalle un ricordo di Marco Pigni.

Post scriptum. Scrivo questa rubrica da oltre dieci anni, raccontando ai lettori di QE le mille sfaccettature del mondo delle imprese italiane e del loro utilizzo dell’energia. La mia cassetta degli attrezzi di economista, quando fui destinato a dirigere l’Ufficio Studi di Confartigianato nel 2005, aveva pochi tools in ambito energetico; questi si arricchirono grazie alla guida di Marco Pigni – allora responsabile del Settore energia della Confederazione – che, come una sorta di Virgilio, mi accompagnò nell’inferno dantesco delle tecnologie energetiche con pazienza, professionalità e un grande cuore. Marco ci ha lasciati nei giorni scorsi. Nei miei racconti d’impresa c’è un pezzo della sua vita. Grazie Marco. Un abbraccio alla sua famiglia da parte di tutti i colleghi che hanno avuto la fortuna di condividere il suo sorriso.