UN INTELLETTUALE SULL’ ANTICO SENTIERO DEL CUORE. Le fiabe tra ieri e oggi

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“Le fiabe, nel moderno mondo alfabetizzato, sono state relegate alla stanza dei bambini, così come mobili sciupati o fuori moda vengono relegati nella stanza dei giochi, soprattutto perché gli adulti non vogliono più vederseli d’attorno e non si preoccupano se vengono maltrattati”

Così il Tolkien scrittore e filologo si esprime “Sulle Fiabe”, in omonimo saggio inserito in “Albero e Foglia”. Le fiabe, se ne può facilmente ricavare, meriterebbero ben altra attenzione e centralità. Nella stesso saggio, l’autore de “Il Signore degli Anelli, pur non approfondendo la trattazione in merito, addirittura avanza l’protesiche “La storia delle fiabe è probabilmente più complessa della storia biologica della specie umana, e altrettanto complessa della storia dell’umano linguaggio”.

L’essere umano, d’altronde, è un animale sociale che si nutre di storie. Socializzazione e narrazione sono intimamente connesse. Lo ha magistralmente illustrato l’esperto di letteratura evolutiva Jonathan Gottschal, nel suo volume “L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani” (titolo originale “The Storytelling Animal. How Stories Make Us Human”).

Le fiabe hanno lungamente giocato un ruolo centrale nella costruzione di consapevolezza e nella formazione della e delle identità. Un certo disincanto, effetto di una distorsione del concetto e dell’esperienza dell’adultità, ha portato a una riduzione della potenza di questa peculiare forma di racconto. Le ricadute in termini di atrofizzazione morale e di amputazione “delle civiltà” sono abbastanza evidenti.

Siamo tutti più confusi e apolidi senza fiabe. Abbiamo anche rimosso quanto queste siano state considerate rilevanti da scrittori e intellettuali che si sono posti seriamente di fronte al “caso serio” del loro essere costitutive dello specifico culturale di un popolo. Specifico culturale che è il poliedrico declinarsi dell’umano in carne e parole, cioè in storie (e storia). Abbiamo dimenticato i fratelli Grimm e il loro romantico raccogliere storie per preservare lo “spirito germanico”. Rimossi il W. B. Yeats di “Fiabe Irlandesi” e l’Italo Calvino di “Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti”.

In questo contesto, non certo di oggi ma che segna l’oggi, assume un rilevante significato il lavoro dell’artista norvegese Line Danielsen “Le antiche fiabe con i troll” (Echos Edizioni, 76 pagg., 16 euro). Una ripresa, nel solco della celebre raccolta di Peter Christen Asbjørnsen e Jørgen Moe, di quattro tra le storie caratteristiche del patrimonio favolistico norvegese, incentrato appunto su quelle che sono tra le più emblematiche figure della mitologia norrena: i Troll. Una possibilità di renderle approcciabili al pubblico italiano, nella loro “profonda semplicità”.

Il volume è illustrato dall’autrice stessa, affermata pittrice. Una scelta, questa, che dimostra quanto sia consapevole del rapporto tra immagine e immaginazione.

Una scelta che “connette” il suo volume “di (ri)scoperta” a un’altra opera fondamentale per la formazione dell’immaginario norvegese come ricerca di uno specifico identitario: Troldskab (letteralmente “trollerie”) di Theodor Kittelsen, pubblicato nel 1892, che è impreziosito dalle rappresentazioni eseguite dall’autore stesso sul finire dell’Ottocento. Come fa notare Luca Taglianetti, esperto di lingue e letterature norrene, “La fisionomia attribuita agli esseri soprannaturali del folklore scandinavo, in particolare ai troll, è in buona parte dovuta proprio a queste illustrazioni delle fiabe norvegesi. I troll sono rappresentati come esseri primordiali che sorgono dalle montagne e dai boschi, stazionano presso i corsi d’acqua, vivono nei poggi e nei colli, identificandosi in tutto o in parte con gli elementi dell’aspra e selvaggia natura norvegese”.

Tra citazione e trasgressione, come riconquista quindi, questo libretto agile compie un’importante operazione culturale. Radicale perchè radicata. Veramente universale in quanto autenticamente tipica. Come le fiabe che raccoglie. Come le fiabe tutte, di ogni latitudine e popolo.

Marco Margrita
Direttore “Il nuovo Monviso”