Una stima realistica dell’Inps calcola che Quota 100 tra il 2019-2021 costerà al Paese 15 dei 20 miliardi stanziati

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15 miliardi che gravano sul bilancio pubblico per accontentare circa 300 mila cittadini. Peraltro la riforma non ha nemmeno creato un pari ingresso dei giovani nel mercato del lavoro (per 4 persone che sono uscite ne è entrata solo 1). Il reddito di cittadinanza costerà circa 6 miliardi nel 2019 (rispetto ai 9 stanziati), quindi la stima fino al 2021 è di 18 miliardi complessivi per circa 1 milione di cittadini. 15 miliardi quota 100, più 18 miliardi il reddito.

Dunque lo Stato ha un aggravio di spesa pubblica di 33 miliardi da destinare a una platea ristrettissima di cittadini. Una sciocchezza in qualsiasi contesto, una follia con il pesante debito pubblico che ci ritroviamo. Purtroppo il Governo attuale non ha rivisto queste due leggi assistenzialiste del Governo precedente. Il deficit (soprattutto a queste cifre) va bene se è destinato agli investimenti, quindi a imprese, lavoratori, studenti, tecnologia, ricerca e sviluppo. Spendo tanto? L’investimento mi deve ritornare.

Chiariamoci: il welfare, per chi ha di meno, è necessario. Ma per chi non lavora erano già stati approvati in passato ammortizzatori sociali come il Rei (reddito di inclusione) e la Naspi, che erano incentivanti per ricollocarsi sul mercato del lavoro. Basterebbe rivedere e attualizzare quelli e cancellare il reddito di cittadinanza. Quanto a Quota 100: è stato uno spreco per assecondare la propaganda più populista. Sarebbe più equo e intelligente individuare i lavori usuranti e riformare l’età pensionabile per quelli.

Flavio Tosi