Votazioni amministrative 2021: la spinta anti-sistema sembra si sia esaurita

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Il sussulto anti-sistema guidato 5 anni fa dal Movimento 5 Stelle si è praticamente dissolto nel nulla.

I votanti, sempre più disaffezionati ai partiti, si sono, in maggioranza, astenuti, superando il 50%, e nelle grandi città, in genere, tranne Bologna, l’affluenza si è attestata al 40%.

Sintomatica la vittoria di Forza Italia in Calabria, dove il vero partito anti-sistema di De Magistris è stato ampiamente superato dalla molto discussa, Forza Italia.

Si direbbe che i neoliberisti siano riusciti a realizzare quel disegno che essi stessi denominano di “normalizzazione”. A mio avviso, nelle ultime elezioni amministrative, si è riscontrata una certa stanchezza nel Popolo italiano, e questo, non essendoci nessun partito con idee e prospettive solide da perseguire, ha preferito non votare, mentre coloro che ancora si sono recati alle urne sono stati mossi da un desiderio di tranquillità e di stabilità dei governi locali.

Ovviamente si è fatta sentire l’influenza di Draghi, il cui governo è diventato più forte per l’affermazione del PD guidato da Letta. Il dato più tragico è che il Popolo italiano sembra assopito e incapace di reagire, arrendendosi di fronte a quelli che sembrano i governanti più forti perché sostenuti dalle multinazionali e dalla finanza, non curanti del destino tragico che li attende.

Ripeto che c’è una sola via per trarci dal guado: sostituire l’attuale sistema economico predatorio, cinico, immorale e incostituzionale del neoliberismo, che pone in commercio beni fuori commercio perché appartenenti al Popolo come proprietà pubblica a titolo di sovranità (vedi da ultimo Alitalia), con un sistema economico produttivo di stampo keynesiano, che distingua bene i beni in proprietà pubblica demaniale del Popolo, e quindi fuori commercio, che sono: il paesaggio, il territorio, l’ambiente, i beni artistici e storici, i servizi pubblici essenziali (tra i quali le frequenze televisive, il trasporto aereo e le autostrade), le fonti di energia (luce, gas e acqua), le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, lasciando al mercato soltanto i beni commerciabili.

Si tenga presente che ponendo sul mercato elementi costitutivi e distintivi dello Stato-Comunità, e cioè del Popolo, diventano oggetto della previsione dell’articolo 1 della legge fallimentare, non solo le imprese commerciali, ma lo stesso Stato democratico. In altri termini esponiamo al fallimento l’intera Nazione.

È su questo punto che dobbiamo unirci e combattere. Altrimenti prenderà sempre più piede la prevalenza delle multinazionali e della finanza, mentre l’Italia, sotto la guida di Draghi, avrà sempre più un ruolo subalterno in Europa e la sua prospettiva ultima non potrà essere che quella del fallimento.

Invito per tanto tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”