Abbiamo metabolizzato anni di governo con pseudo sinistre nel mezzo

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Anni di lotte contro Berlusconi che ci hanno fatto digerire (ed acclamare) qualunque cosa non fosse Berlusconi (e poi, in realtà era pure peggio), vedi Renzi e Monti

Anni in cui il (falso) problema era il “costo del lavoro” e la “competitività delle imprese”, temi che hanno appassionato tutti indistintamente, compresi quelli che, in nome di quei temi, hanno ricevuto una supposta colossale, nel posto naturalmente dedicato a ricevere le supposte; anni di falsa sinistra che parlava con le parole d’ordine della destra e che, ancora peggio, operava ciò che la destra, da decenni, aveva sempre sognato di fare e non le era riuscito. Anni di cancellazione di diritti, di cancellazione di conquiste, di azzeramento del potere politico e di pressione, di quello che fu il più grande movimento operaio di un paese del Patto Atlantico.
Tutto ciò da intestare ad un unico partito: il partito che fu di Berlinguer e che, in nome del bipolarismo (in Italia, un invenzione rivelatasi letale) e della conquista del voto dei cosiddetti “moderati”, divenne oggetto di un’OPA ostile da parte di ex democristiani orfani della “balena bianca”, rappresentanti della ideologia più classista, retriva e disgustosa di quel partito che riuscì a governare l’Italia, in collaborazione con le mafie, per quasi mezzo secolo. Un tentativo riuscito di scalata, che vedeva come obiettivo la vetta di un partito di sinistra e che ha visto in Renzi colui che ha posato la bandiera.
Per questo Conte fa paura ed è il naturale nemico non sopportabile di quella gente, capeggiata dal diversamente simpatico ex ragazzo rignanese. Il socio italiano degli interessi arabi, incluse compagnie aeree. Il carnefice del diritto del lavoro in Italia, il grande restauratore, l’artefice massimo del medioevo dei diritti sociali in Italia. Accompagnato, degnamente, da un buon 90% dei dirigenti di quel partito da lui colonizzato ed ideologizzato a destra.
I veri nemici di Conte, i più pericolosi, sia chiaro, sono loro. Salvini, Meloni e Berlusconi sono meno pericolosi perché rappresentano e si collocano in un campo visibile e riconoscibile ai più. Bonaccini, per fare un esempio. In nome di un finto progressismo di facciata, compie un lavoro subdolo, difficilmente riconoscibile, porta acqua all’insaziabile mulino delle destre. Le ultime dichiarazioni lo provano. Apologia di Draghi e nessun accenno al fatto, incontrovertibile, che il miracolo del Recovery si debba a Conte ed alle sue capacità di sbattere i pugni sul tavolo, prima, di mediazione, poi.

Cosa mai riuscita, in Europa, a nessuno dei predecessori che, anzi, in quell’ambito si erano guadagnate sonore pernacchie.
E Conte rappresenta un altro pericolo per quella gente: aver attuato, nel tempo dei suoi governi, politiche sociali vere, in controtendenza rispetto al passato. Politiche keynesiane, di autentica redistribuzione. Politiche di sinistra vera. Questo è il pericolo: non sia mai che la gente di sinistra e i moderati che ai problemi sociali rivolgono la loro attenzione, se ne accorgano. Sarebbe l’inizio di un nuovo (quello sì) rinascimento e molta gente potrebbe tornare a votare. Il PD verrebbe svuotato da un nuovo entusiasmo e chissà. Perché loro, quelli lì, preferiscono che vincano le destre e, quindi, comunque i loro amici prenditori. Tutto insomma, meno che si affermi in Italia, un campo “veramente” progressista.
Avanti con Conte, unica speranza.
Giancarlo Selmi