Bellanova: “Liquidità alle aziende agricole oneste”

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La filiera alimentare sta assolvendo a un compito enorme. Garantisce cibo, approvvigionamenti nei supermercati, nei mercati al chiuso, nei negozi di prossimità. Si è organizzata dove possibile per le consegne a domicilio. Un grande lavoro, una grande dedizione ma ora serve liquidità.

È noto che l’emergenza Covid-19, potrebbe portare a sofferenza del comparto agricolo nelle produzioni e anche nella ricerca di manodopera nei campi. Lei puntava a una mappatura dei fabbisogni anche per contrastare il caporalato: in che termini?

Sono quelli indicati nel Piano triennale di prevenzione e contrasto al caporalato e al lavoro nero in agricoltura, approvato nel febbraio scorso, costruito con le ministre Catalfo e Lamorgese e con il contributo determinante di tutte le parti sociali. La mappatura è necessaria perché consente di sapere con precisione quando, dove e quanti lavoratori sono necessari nelle nostre campagne per rispondere alle legittime aspettative di migliaia di aziende agricole oneste, che chiedono forme più efficienti per reperire manodopera legale. L’incrocio trsparente tra domanda e offerta di lavoro è determinante. Ecco perché già da tempo indico l’impellenza di darvi avvio.

Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria, com’è la situazione in Puglia e in Capitanata, in particolare, da un punto di vista delle attività produttive agricole che, come il grano, l’olio, il vino, il pomodoro, danno un contributo importante al PIL agricolo nazionale?

La filiera alimentare sta assolvendo a un compito enorme. Garantisce cibo, approvvigionamenti nei supermercati, nei mercati al chiuso, nei negozi di prossimità. Si è organizzata dove possibile per le consegne a domicilio. Moltiplica sempre più frequentemente iniziative preziose di sostegno alle fasce più deboli della nostra popolazione. Un grande lavoro, una grande dedizione, un esempio per tutti. Al tempo stesso registriamo, anche nel dialogo costante con le associazioni e le Istituzioni, una forte sofferenza di alcuni settori, tra cui vino, pesca, florovivaismo. Un dato emerge anche dai rilevamenti periodici: la filiera è al lavoro ma alcuni segmenti sono profondamente segnati. In Puglia come nel resto del Paese. Per questo ho detto: innanzitutto liquidità. Che garantiamo con un primo pacchetto di interventi nel Cura Italia, e anche con il Decreto liquidità.

Restando in provincia di Foggia, i produttori legati soprattutto al pomodoro da destinare ai conservifici, indicano nella “data di non ritorno”, il 10 maggio. Ci sarà un provvedimento “ad hoc” o ci saranno degli incentivi, comunque per non lasciare i campi vuoti?

Nessun prodotto deve essere lasciato a terra. Non quando, nel frattempo, dobbiamo fronteggiare l’emergenza alimentare per fasce ampie di nostri concittadini. L’imperativo è: garantire la manodopera. Nelle informative rese al Senato e alla Camera ho indicato le azioni per me necessarie e quelle su cui siamo già al lavoro.

La manodopera degli “stagionali”, soprattutto nel Mezzogiorno, tra cui la Capitanata, è legata alle presenze di lavoratori dei paesi dell`Est europeo e del continente africano. Come si procederà, tra permessi di soggiorno scaduti e mancata possibilità di non muoversi?

Nel Cura Italia abbiamo prorogato i permessi di soggiorno al 31 dicembre. Quanto ai lavoratori dell`Est, ho incontrato nei giorni scorsi l’ambasciatore rumeno in Italia Bologna, registrando sintonie significative e disponibilità. Anche grazie alle nostre sollecitazione la Commissione europea ha indicato nei corridoi verdi una soluzione per garantire l’approvvigionamento dei beni di prima necessità e, tra l’altro, gli spostamenti dei lavoratori agricoli stagionali. Ora bisogna fare il resto. Oltre ad acquisire la disponibilità dei Governi vanno messe in campo soluzioni mirate. Verificata la disponibilità dei lavoratori, e indicate loro modalità concrete e garanzie certe chiamando in campo anche le associazioni. Come vede accanto al lavoro di composizione sui tavoli nazionali è importante anche quello che portiamo avanti in Europa.

Malgrado la lotta serrata dello Stato, il caporalato nei campi del Tavoliere fa sentire ancora la sua presenza e ci sono ancora i cosiddetti “ghetti” (Rignano-San Severo, di Borgo Mezzanone-Foggia, Poggio Imperiale, Borgo Tre Titoli-Cerignola): dove si può ancora agire?

Insieme alla ministra Lamorgese nel dicembre scorso avevamo annunciato l`avvio in febbraio degli interventi contro il caporalato e Foggia è individuata come uno dei tre centri strategici italiani per una sperimentazione sui flussi. Per la prima volta in Italia insieme alle associazioni di categoria. L’emergenza da coronavirus ci ha costretto a riprogrammare i calendari. Ma non si demorde nel contrasto a questa piaga. Combattere il caporalato e smantellare gli insediamenti informali resta, e si conferma una volta di più, una priorità assoluta. Il caporalato è mafia. I ghetti vanno smantellati non sgomberati, offrendo una alternativa a quelle persone. Vivere di lavoro onesto, non sottopagato o sfruttato, e in regolarità. Era un obiettivo prima del coronavirus, lo è a maggior ragione adesso. Dobbiamo impedire che all’emergenza sanitaria si aggiungano altre emergenze. Muovendosi verso una regolarizzazione dei lavoratori, e con la rete integrata dei servizi per lavoratori e imprese.

Sarà la corrispondenza biunivoca “contratti e diritti”, come da Lei sostenuto, per riportare nei campi anche la manodopera di lavoratori italiani? Sarebbe il caso, così come ben visto dai produttori, di far partecipare come parte attiva dell`agricoltura i percettori di redditi di solidarietà, di cittadinanza, di cassintegrazione? Resta un’ipotesi o potrebbe diventare una realtà, data l’emergenza, nell’emergenza?

È una possibilità che ritengo vada data. Ci sono tante persone che potrebbero dare una mano al settore e ricollocarsi dal punto di vista occupazionale. Questa crisi provocherà, lo sta già facendo, l’uscita dal mondo del lavoro di molte persone, dagli stagionali del turismo e della ristorazione a tanti precari di altri settori. Sono indispensabili percorsi necessariamente strutturali, più coraggiosi e incisivi. Soprattutto è necessario debellare alla radice quelle distorsioni, tra cui sfruttamento, pratiche sleali e caporalato, che oggi ledono la reputazione e l’attrattività di un settore che sta dando tanto. L’agricoltura, come ogni lavoro, è certamente fatica. Ma può essere anche una bellissima scoperta per tantissimi fatta di passione, tecnologia, competenza e impegno.

Tutti sostengono, come giusto che sia, di comprare italiano anche nella filiera agricola, quella della Dieta Mediterranea. Ma per quanto riguarda l’olio ci sono, solo in Puglia, 15 milioni di ettolitri di olio di altra provenienza: si potrebbe spingere la Grande distribuzione a proporre prevalentemente olio extravergine d’oliva pugliese e italiano?

Si può e si deve. Per questo al Tavolo Olio insediato nel dicembre scorso al Mipaaf era presente anche la Grande distribuzione. A cui in queste settimane difficili abbiamo chiesto di garantire più prodotto italiano nei banchi e sugli scaffali, olio d’oliva compreso. La sfida più grande che abbiamo è quella del valore. Anche in Puglia, soprattutto dopo l’iscrizione definitiva del suo “Igp Olio di Puglia” nell`elenco delle Indicazioni Geografiche Protette. In Italia vantiamo oltre 500 cultivar, un patrimonio di biodiversità che non ha eguali: se non viene valorizzato adeguatamente rischia di essere un problema. Siamo riusciti a convincere i consumatori a spendere 10 euro e più per una bottiglia di vino che dura un pasto, non riusciamo a convincerli a spenderne 8 per una bottiglia di olio che dura 3 o 4 settimane. Dobbiamo riuscirci.

Lei ha parlato spesso di alleanza con il consumatore…

È il nostro alleato migliore. Per portare sulle tavole più cibo italiano ma anche per aiutarci a spezzare la catena dello sfruttamento. Se un prodotto viene costantemente venduto sotto il costo di produzione c`è qualcuno, l`anello più debole, che quel costo lo sta pagando. Pensiamo all’olio. Abbiamo abituato i consumatori a prodotti molto spesso in offerta. Così le filiere rischiano di non reggere. Un prezzo equo concorre al riequilibrio nella catena del valore, fondamentale per impedire strozzature e disequilibri.

Anche il settore zootecnico “made in Puglia”, potrebbe risentire della crisi, data la minor richiesta di latte, così come la pesca: o stanno tenendo il mercato?

La zootecnia sta soffrendo sue due fronti: aumento dei costi dei mangimi, diminuzione della domanda a causa della chiusura del canale dei ristoranti. I miei Uffici hanno lavorato su proposte di indennizzo che porteremo al Tavolo di maggioranza in vista del nuovo Decreto aprile. Su pesca e acquacoltura, oltremodo penalizzate dalla diminuzione della domanda di prodotto fresco, i primi interventi sono previsti con il Fondo di 100milioni in cui prevediamo il rimborso delle attività costrette al fermo. Altrettanto importante è la possibilità di interventi flessibili attraverso il Fondo europeo per affari marittimi e pesca. Non dimentichiamo che questo settore rimane competenza esclusiva dell`Unione europea. Al Commissario europeo Sinkevicius ho chiesto il varo di misure immediate e adeguate. La sostanza delle nostre richieste è stata accolta e questo ci rafforza nell`impegno per dare risposte concrete a un settore così importante per il Paese e per la Puglia.