Ci siamo dimenticati il continente nero: l’Africa è ancora in piena terza ondata di Covid

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In Africa niente vaccini. Tutti lo sanno e tutti fanno spallucce, dalla Cina alla Russia al G7 che si riunisce sabato in Cornovaglia

Su quasi due miliardi di somministrazioni nel mondo, soltanto l’ 1% è finito in braccia africane. Poco più di 30 milioni di prime dosi, poco sopra il livello italiano, 7 milioni di «immunizzati completi» su 1,3 miliardi di abitanti. E a breve non si prevedono nuovi arrivi per recuperare il tempo perduto.

Intanto, mentre l’ Occidente riapre, l’ Africa è preda della terza ondata: in 14 Paesi negli ultimi dieci giorni si è registrato un aumento del 30% di nuovi casi. Sulla carta il continente conta il 3% dei contagi globali. Ma le cifre ufficiali (130 mila morti, più o meno come l’ Italia) nascondono una voragine di vittime non registrate. E un futuro minaccioso.

In Uganda gli ospedali sono pieni di Covid, in Malawi i pochi vaccini sono arrivati scaduti, il Marocco e il Ruanda sono a secco. L’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un appello (che il G7 non sembra disposto ad ascoltare): nelle prossime settimane servono con urgenza 200 milioni di dosi, se si vuole vaccinare almeno il 10% della popolazione africana entro fine settembre.

Il rubinetto del Covax, il programma dell’ Oms a cui si affidavano le speranze dei Paesi poveri e la rispettabilità degli altri, ha cominciato a chiudersi dopo che l’ India, sopraffatta dalla pandemia, a marzo ha bloccato le esportazioni (ripartiranno a ottobre): la stragrande maggioranza dei flaconi destinati all’ Africa (quasi tutti AstraZeneca) dovevano arrivare dal Serum Institute of India. Anche i fortunati che avevano ricevuto la prima siringata, adesso dall’ Etiopia al Ghana non sono sicuri di ottenere la restante prima della scadenza consigliata dei tre mesi. Covax si arrabatta annunciando un accordo per comprare 500 milioni di dosi da Moderna. L’ Unione Africana ha un’ intesa con Johnson&Johnson per altre 400.

Ma questa valanga di vaccini è tutta sulla carta, non certo nella stiva degli aerei. E sulle casse di molti governi non si può contare, perché vale quanto ha detto al Corriere il dottor Githinji Gitahi che guida l’ ong Amref: «Per vaccinare una persona in un Paese come il Kenya si devono spendere 15 dollari. Cioè quasi la metà di tutta la spesa sanitaria procapite di un anno intero. Da voi il costo di un vaccino si misura in briciole, in Africa è metà della torta». Unicef e Wellcome Trust hanno chiesto a Boris Johnson, che ospita il G7, di promuovere un’ azione che «definirebbe le sorti del secolo» coinvolgendo gli altri Paesi del club: donare all’ Africa il 20% delle riserve dei vaccini nei prossimi tre mesi.

Gli Usa dovrebbero «cacciare» 27 milioni di dosi, la Gran Bretagna e la Germania 4 milioni, l’ Italia poco più di 2 milioni come il Giappone. Il governo di Londra ha già fatto sapere che al momento non se ne parla. Forse in Cornovaglia dovrebbero invitare anche Phionah Atuhebwe, responsabile per l’ Africa del piano vaccini dell’ Oms, che ha detto alla Bbc : «Se non arrivano vaccini adesso, il virus continuerà a correre e a sfornare varianti che si diffonderanno nel mondo e ci faranno tornare tutti alla casella di partenza». I Paesi ricchi (Ue compresa, ma non la Cina che non partecipa al piano) promettono 2,4 miliardi di dollari per il Covax. Il fatto è che i produttori non riescono a star dietro alla nostra domanda. E l’ Africa, adesso, più che di soldi ha bisogno di vaccini nelle braccia.