Controlli accurati ed espulsioni di soggetti radicalizzati: le strategie di contrasto al terrorismo

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Gli attentati di Nizza e Vienna hanno riproposto in questi ultimi giorni la questione del terrorismo internazionale. L’attenzione non è però mai calata, come sottolinea il prefetto Lamberto Giannini, direttore centrale della Polizia di prevenzione, intervistato da Panorama. I dati lo dimostrano: dal gennaio 2015 sono oltre 500 i soggetti a rischio espulsi dall’Italia.

Come rileva il prefetto, infatti, c’è una propagande intensissima su riviste di Al Qaeda e dell’autoproclamato Stato islamico che invitano a colpire in Europa. Non confondiamo, infatti, dice Giannini, la sconfitta militare dell’Isis con l’insidia del web che raggiunge le persone dovunque.

Ad esempio, sul fronte dei flussi migratori dalla Tunisia, il prefetto evidenzia che «È in vigore un protocollo tra il Casa (Comitato di analisi strategica antiterrorismo) e l’antiterrorismo tunisino, i contatti vanno intensificati e, nonostante le loro oggettive difficoltà nella gestione dei migranti, molti estremisti ci vengono segnalati e molti li intercettiamo, li respingiamo o li espelliamo».

Sui controlli al momento degli sbarchi, poi, spiega: personale della Digos affianca quello dell’immigrazione nelle procedure di identificazione, foto-segnalamento, prelievo delle impronte digitali. Poi ci sono interviste e controlli perché spesso hanno telefoni cellulari che potrebbero contenere immagini utili. L’Italia ha inserito in un database europeo il divieto di ingresso nell’area Schengen di molti appartenenti all’Isis perché detenuti dai curdi. Le generalità e soprattutto le impronte digitali consentono così un controllo immediato.

Tra le misure più efficaci, ricorda il prefetto, vi è l’espulsione di soggetti radicalizzati. Il terrorismo marxista-leninista impiegava mesi per preparare un attentato, prosegue Giannini, oggi soggetti radicalizzati decidono da un momento all’altro di agire con un’automobile o un coltello da cucina. Noi percepiamo una radicalizzazione con attività tecniche o informazioni, ma a discorsi espliciti non segue immediatamente un’azione. Pur non potendo ipotizzare giuridicamente un tentativo, il rischio è troppo elevato e il soggetto viene allontanato con provvedimenti del ministro dell’Interno, del prefetto o, nel caso di detenuti, del giudice di sorveglianza. Polizia e Carabinieri hanno arrestato molti richiedenti asilo e ospiti nei centri di accoglienza.