Dal 1º gennaio 2020 ben 4,2 milioni di lavoratori si troveranno con CCNL scaduto

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Le luci e le ombre del mercato del lavoro italiano e la contrattazione collettiva nel nostro Paese sono state sviscerate nel Rapporto, giunto alla XXI edizione, del CNEL – il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Lo scenario che emerge dall’elaborato del Cnel “Mercato del lavoro e contrattazione collettiva” è quello di una sostanziale fragilità del capitale umano nel Paese dove la nostra forza lavoro non è più competitiva rispetto alle stesse categorie di altri Stati. A questo va aggiunto che il 2020 si apre all’insegna dell’incertezza per oltre 4 milioni di lavoratori che si ritrovano con il contratto scaduto. Se a questi contratti si aggiungono anche gli altri in scadenza entro dicembre del 2020 il numero sale a 6,5 milioni lavoratori: quasi la metà di tutto il settore privato. Il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) è il contratto di lavoro stipulato a livello nazionale tra le organizzazioni rappresentanti dei lavoratori dipendenti e i loro datori di lavoro o dalle rispettive parti sociali in seguito a contrattazione collettiva e successivo relativo accordo. Tutti i contratti collettivi nazionali, con le loro successive modifiche, sono raccolti e conservati nell’archivio nazionale del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. L’agenzia Agi ha estratto dal XXI Rapporto sul mercato del lavoro del Cnel la seguente situazione: • il 31 dicembre 2019 scadono ben 73 Ccnl • altri 126 Ccnl scadono nel corso del 2020. Situazione critica presenta anche per il settore pubblico con 20 contratti collettivi scaduti. Il 31 dicembre 2019 scadranno i tre Ccnl riferiti al maggior numero di addetti del sistema di relazioni industriali italiano, e precisamente quello delle aziende del terziario, della distribuzione e dei servizi (2,4 milioni), quello delle aziende metalmeccaniche (1,4) e quello della logistica (470.000). La percentuale dei lavoratori in attesa di rinnovo oscilla tra il 78% nel settore metalmeccanico e il 13%-15% nel chimico e nelle aziende di servizi. Uno dei dati più allarmanti che emergono dal XXI Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva è l’elevato numero dei ‘low skilled ‘ (poco qualificati, ndr). Si tratta di ben 11 milioni di lavoratori non hanno le competenze adeguate ai cambiamenti che hanno interessato il mondo del lavoro negli ultimi anni. Di questi il 52% sono uomini concentrati nelle fasce d’età più avanzata. Inoltre è da dire che la fragilità del capitale umano nel nostro Paese è un fenomeno composito che dipende da diversi fattori tra cui • i bassi livelli di istruzione terziaria rispetto alla media OCSE; • le prospettive di occupazione per i laureati tra i 25 ed i 35 anni, inferiori a quelle dei diplomati dei corsi di studio professionali di istruzione secondaria superiore; • la persistenza di fenomeni come i Neet (che secondo Eurostat 2018 raggiungono in Italia il 28,9%, quasi il doppio rispetto alla media europea). Recentemente l’Archivio dei contratti è stato potenziato in virtù di un accordo con l’Inps: per questo è possibile conoscere il numero di lavoratori a cui si applica un singolo contratto. Questo collegamento permette di collegare i campi di applicazione dei contratti dei settori merceologici e produttivi, mettendo in comunicazione l’archivio del Cnel con i registri statistici dell’Istat sull’occupazione e sulle retribuzioni, nonché con le banche dati di Unioncamere. I codici dei contratti con cui il Cnel e Inps identificano l’accordo e il collegamento tra le banche dati è stato validato dalle organizzazioni firmatarie. Attualmente, l’Archivio del Cnel è l’unico strumento per la misurazione dell’andamento della contrattazione e per contrastare i ‘contratti pirata’ tutelando i livelli salariali. Per ogni contratto è possibile accedere a tutti gli accordi di rinnovo depositati dalle organizzazioni firmatarie a partire dal 1990 e, per alcuni, è possibile risalire fino agli Anni Cinquanta del XX secolo. I contratti collettivi nazionali registrati al Cnel sono adottati da 1.711.875 imprese e in totale interessano 13.749.593 lavoratori.