Draghi al Quirinale? Un’opportunità ma anche un rischio, scrive il New York Times

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Al destino dell’Italia, girata la boa della corsa al Colle, si guarda con grande attenzione anche dall’altra parte dell’Atlantico.

Il New York Times dedica infatti un lungo articolo a Mario Draghi, “in corsa per essere il prossimo presidente, un ruolo potente ma spesso cerimoniale che potrebbe togliergli le mani dalle leve del potere e dai negoziati a livello europeo”. Così il quotidiano statunitense accredita due scenari opposti: quello per cui l’attuale premier al Quirinale potrebbe “estendere un momento d’oro della politica italiana” inaugurato con il suo arrivo che “ha stabilizzato la politica, fatto passare di moda il populismo e rassicurato i mercati”.

O al contrario il rischio che senza la guida dell’ex presidente della Bce si torni a un “caos politico” che “potrebbe far perdere all’Italia la migliore opportunità da generazioni”.

Draghi, scrive il corrispondente da Roma, “ha trasformato una nazione il cui caos politico ha spesso suscitato derisione in un paese leader sulla scena europea e ha infuso negli italiani un rinnovato senso di orgoglio”. Ora, però, “se Draghi dovesse diventare presidente, affermano i suoi sostenitori, i partiti potrebbero spianare la strada a un nuovo governo tecnocratico o unire nuovamente le forze in un altro governo di unità nazionale che potrebbe durare fino a nuove elezioni nel 2023. Ma l’incertezza sul futuro di Draghi ha già scatenato macchinazioni e ambizioni politiche represse, spingendo l’Italia indietro verso un pericoloso, seppur familiare, precipizio di instabilità”.

“I parlamentari e molti italiani – prosegue il New York Times – temono un pasticcio che potrebbe portare a un’amministrazione decisamente meno efficace o addirittura alle elezioni anticipate, che quasi nessuno vuole” e che metterebbero “a repentaglio miliardi di fondi di ripresa europei”. Uno scenario che potrebbe essere scongiurato dalla presenza di “una figura della sua statura, e con i suoi rapporti con i leader stranieri e l’attenzione dei media, che potrebbero rendere la sua presidenza più robusta.

Sebbene sia una posizione spesso cerimoniale, il ruolo ha anche enormi poteri, specialmente nelle crisi politiche, consentendo al presidente di selezionare i primi ministri e il governo, negare mandati a coalizioni deboli e sciogliere il Parlamento”.