E’ lecito dire la verità? L’illiceità del DL Zan

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Alla base di questo DL c’è quanto Benedetto XVI chiamava “tolleranza negativa”,la quale avrebbe preparato la strada a nuove forme di totalitarismo.”la vera minaccia di fronte alla quale ci troviamo è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa”.

Tolleranza negativa comporta per esempio di non ammettere che si dica in pubblico che la famiglia è solo quella naturale tra uomo e donna per non essere intolleranti verso altre forme di “famiglia”.Vorrebbe dire di impedire di affermare in pubblico che la vera sessualità umana è quella tra uomo e donna per non discriminare altre forme di esercizio della sessualità. Quando questo venisse disposto per legge diventerebbe illecito dire la verità.Non solo la Chiesa Cattolica non potrebbe più proporre gli insegnamenti biblici in materia,ma ogni cittadino non potrebbe più fare riferimento ad una natura umana eticamente normativa,ad una verità fonte di divieti morali assoluti,ad un ordine delle cose che richiede di essere rispettato. Non si vieterebbe solo la libertà di espressione di un opinione ma quella dire la verità. Essa lederebbe direttamente la libertà di espressione, religiosa e di insegnamento ma sopratutto eliminerebbe il fondamento stesso,oltre che l’esercizio,della libertà,ossia la verità,senza la quale la libertà diventa pura opinione infondata.

Nella dichiarazione del Coordinamento Nazionale Justitia et Pax per la Dottrina Sociale della Chiesa si dice: Ogni legge è espressione della pubblica autorità. Questa è legittimata ad attribuire un valore pubblico a taluni comportamenti solo se promuovono il bene comune. Quando una legge disciplina normativamente una qualche realtà comportamentale o relazionale anche la riconosce come meritevole di tutela giuridica in quanto ordinata al bene comune.Il bene comune è il fine ultimo e vero dell’autorità politica, quello che anche la legittima (e qui si potrebbe aprire un voragine sulle nostre autorità politiche!). Quale debba essere il criterio con cui l’autorità politica può procedere a riconoscere pubblicamente determinati comportamenti.Il criterio è quello della natura dell’uomo e dell’ordinamento naturale e finalistico della convivenza sociale.Questa non è frutto di convenzioni ma è connaturata con la natura umana e la sua naturale socialità,intesa con come un’inclinazione soggettiva polivalente e indifferente alle pulsioni istintuali ma come espressione di un fine pienamente umano da raggiungere. Ogni negazione dell’ordine naturale delle relazioni umane ordinate al bene è una forma di violenza.Una volta stabiliti questi criteri fondamentali ne risulta che non ogni comportamento sessuale è meritevole di disciplina e tutela giuridica.

Una volta accolto sul piano politico il principio che ogni atteggiamento sessuale ha il diritto di transitare dal piano fattuale al riconoscimento pubblico,si perderà qualsiasi possibilità di dire di no ad atteggiamenti come la pedofilia,l’incesto,la poligamia/poliandria (magari nella forma post-moderna del poliamore) o l’utero in affitto che purtroppo qualche Paese ha già contemplato come diritti (il desiderio diventa un diritto!). Quando manca il criterio la deriva negativa è inarrestabile. Alla base del DL Zan c’è quindi un errore politico,un errore etico ed un errore antropologico.Viene fatta coincidere la dignità della persona (da tutelare senza se e senza ma) con l’espressione di una libertà intesa come autodeterminazione priva di criteri ossia priva di ragioni. Se la politica dovesse riconoscere e tutelare qualsiasi forma di autodeterminazione individuale rinuncerebbe al propria natura e legittimerebbe qualsiasi percorso.La dignità della persona sta nella sua essenza di uomo,essenza che diventa normativa anche per la sua libertà. Vorrei concludere con un bellissimo pensiero di Don Mangiarotti su “CulturaCattolica.it” Se in un sistema di pensiero si ammette la validità di una contraddizione, allora in esso è possibile dedurre logicamente qualsiasi affermazione. Ciò corrisponde al principio secondo cui da una affermazione falsa si può dedurre qualsiasi conclusione. Una teoria che contiene una contraddizione è una teoria nella quale è possibile dimostrare qualsiasi risultato e pertanto è una teoria che non porta con sè alcuna informazione. Ci sono momenti in cui dobbiamo interrogarci se il dono più grande che Dio ha fatto agli uomini,la ragione,è ancora ritenuto il bene maggiore e lo strumento per giudicare tutta la realtà.

Erminio Brambilla

Presidente Unione Cattolica