GHISOLFI: “I TEST ATTITUDINALI? BENE SE ESTESI A CHI CI GOVERNA MISURANDONE ANCHE ONESTÀ E CULTURA”

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Il video editoriale del banchiere scrittore in onda questa sera nell’edizione ammiraglia del TG 4 di Telecupole Piemonte

Dal 2026, ai sensi del pacchetto di riforme dell’ordinamento giudiziario firmato dal ministro di Grazia e giustizia del governo Meloni, Carlo Nordio di Fratelli d’Italia, dovrebbero diventare operativi, nei concorsi per l’accesso alla magistratura, i test attitudinali volti a valutare il grado di idoneità e di affidabilità soggettiva di chi si candida al fondamentale ruolo di applicare la legge e di assicurare le garanzie di terzietà e di imparzialità nei confronti dei cittadini e delle loro libertà.

Tutto bellissimo e condivisibile, anche perché siamo pur sempre il Paese natale di Beccaria e non di rado l’interpretazione della legge non va di pari passo con le esigenze di una sua rigorosa applicazione, evidenziando non poche soglie di discrezionalità (dovute, va detto, all’eccesso di norme e alla circostanza che le stesse non sono scritte sempre in maniera univoca dal legislatore, ossia dai politici da noi votati) peraltro risolvibili se entrasse nella nostra cultura il concetto duplice di semplificazione e delegificazione.

Purtuttavia, è la considerazione del professor Beppe Ghisolfi – perfettamente in linea con l’auspicio del giudice antimafia Nicola Gratteri -, sarebbe opportuno che un tale tipo di test fosse esteso alla nostra classe politica e a chi si candida a governarci, al fine di misurare il livello di cultura generale (inclusa l’educazione finanziaria) e il grado di onestà.

Un passaggio che sarebbe molto importante e significativo pensando che, in tal modo, potrebbero essere risolti molti dei dilemmi in cui si troverà a destreggiarsi la Premier Giorgia Meloni, subito dopo l’esito delle elezioni europee e regionali, allorquando si tratterà di rimettere mano alla compagine e alla composizione della squadra di governo, attuando quello che nella mai del tutto dimenticata prima Repubblica veniva definito rimpasto, un rito dal quale non ci siamo congedati mai del tutto.

Dir politico Alessandro Zorgniotti