Il voto sul “Decreto Venezia” non impedirà alle grandi navi di attraversare la Laguna

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Giovedì 29 aprile è stata approvata in prima lettura al Senato la legge di conversione del decreto legge che riguarda anche le grandi navi che attraversano la Laguna di Venezia

Il decreto all’esame dell’Aula, eterogeneo nonostante la sua brevità, conteneva anche norme urgenti sulla continuità territoriale verso le isole.
Il testo passerà ora all’esame della Camera, ma l’attuale stesura, all’opposto di quanto ha sostenuto il ministro Franceschini, intervistato dal New York Times, non impedisce affatto alle grandi navi di navigare nel canale della Giudecca e nel bacino di S. Marco. L’art. 3, infatti, si limita a prevedere, senza alcun termine temporale, che si rifaccia ancora una volta un concorso di idee per progettare attracchi fuori dalla Laguna di Venezia. Si tratta di un ritorno al passato per decreto che procrastina sine die la soluzione del problema del passaggio delle navi a Venezia.

In tutto questo è politicamente molto significativo osservare che le critiche di merito più seriamente documentate pervengono dal Ministero della Transizione Ecologica in un parere negativo nel quale si legge tra l’altro che prima di indire un nuovo concorso di idee, occorre concludere l’iter di valutazione dei progetti esistenti avviato nel 2014, sia al fine di prevenire eventuali contenziosi, sia soprattutto per non rinviare ad un futuro lontano nel tempo la applicazione del divieto di navigazione, che rappresenta proprio la negazione dell’intento dichiarato dal Governo. Peraltro, la norma non prevede alcun termine per nessuna delle fasi, nemmeno termini ordinatori.

Ovviamente al testo in esame del Senato sono stati presentati numerosi emendamenti, tra cui uno a mia firma. Questi emendamenti tentavano di migliorare il decreto ma sono stati falcidiati da discutibili decisioni di inammissibilità, improponibilità da parte del relatore della Commissione 8^, il Sen. Coltorti, con il concorde parere del Governo, ed anche attraverso il parere sfavorevole della 5^ Commissione ai sensi dell’articolo 81 Cost., perché avrebbero comportato nuovi o maggiori oneri.

Ciò che però desta sconcerto e preoccupazione è che i colleghi che avevano presentato emendamenti sono stati indotti al ritiro degli stessi. E così è stato ritirato anche l’emendamento 3.24 della Senatrice Vanin che invece era chiarissimo e drastico, poiché semplicemente vietava alle navi superiori alle 40.000 GT di entrare nella Laguna. Lo avrei fatto mio se non fosse stato ritirato, almeno per trasformarlo in impegno per il Governo, cui si sarebbe potuto assegnare un termine perentorio, compatibile almeno con l’esame dei progetti esistenti. Invece, con il ritiro di tutti gli emendamenti su Venezia, i Senatori hanno abdicato al diritto dovere di emendamento della norma, in nome non si sa di che, piegando così la funzione legislativa.

Ritiri, inammissibilità, improcedibilità, sono tutti conseguenze di uno scambio grazie al quale Lega e Forza Italia non hanno appoggiato le mozioni di sfiducia presentate contro il Ministro della Salute Speranza. Così non solo non si protegge Venezia, ma si umilia anche il ruolo del parlamentare.