La Cgil rivoluziona la comunicazione: “Sarà un grande racconto collettivo”

0
73

La svolta era nell’aria. Da mesi nella Cgil si discuteva del nuovo corso della comunicazione. Che adesso è realtà. Messa nero su bianco su quattro pagine inviate a tutte le strutture del sindacato, firmate da Maurizio Landini. Sul progetto sono tutti abbottonatissimi ma qualche indiscrezione trapela e pure qualche certezza. Iniziamo dalla certezza: il nuovo direttore della comunicazione Cgil è Gabriele Polo, firma di punta del giornalismo italiano, ex direttore del “Manifesto”, poi nell’ufficio stampa della Fiom, autore di una decina di saggi sul lavoro e sul mondo operaio, tra cui quello – scritto a quattro mani con Claudio Sabattini, storico leader dei metalmeccanici Cgil – sulla sconfitta operaia del 1980 alla Fiat. Polo sembra avere tutte le carte in regola per rilanciare (o forse reinventare) il modo di comunicare del sindacato. Per farlo, e qui siamo alle indiscrezioni, la Cgil “accorperà” tutti i suoi canali di comunicazione e di informazione in un’unica piattaforma digitale, che ospiterà news, reportage, inchieste, editoriali, video, podcast, dirette streaming, poll, rassegne stampa, social, osservatori sul lavoro, “finestre” internazionali, librerie e archivi, tra cui quello storico del quotidiano del lavoro “Rassegna Sindacale”. Con uno sguardo privilegiato sui luoghi di lavoro, le categorie e i territori, dando voce a quell’editore collettivo che sono gli iscritti, i lavoratori, i pensionati, i delegati e i dirigenti del sindacato. Meno comunicazione di palazzo e istituzionale e più racconto sociale, “comunicazione di strada”, si potrebbe dire parafrasando la riuscita formula del “sindacato di strada”, inaugurata dalla segreteria Landini. E con occhio attento pure su ciò che si muove nella società e nel “mondo fuori da noi”. Una rivoluzione, l’ha chiamata “Il Diario del Lavoro”, che ha anche l’obiettivo dichiarato di restituire al lavoro la scena del dibattito pubblico, allargare enormemente la platea dei destinatari del “messaggio Cgil”, lavorare – verificandola di continuo – alla “percezione” sul sindacato e, perché no, aumentare gli iscritti. Una “rivoluzione”, stando sempre alle indiscrezioni, che dovrebbe andare a regime entro due anni.