La violenza verbale esibita ieri da Calenda a Otto e mezzo è stata allucinante

0
215

Evidentemente l’unico mezzo successo politico della sua vita, ovvero il buon risultato di domenica a Roma,

Deve avere definitivamente liberato le pulsioni peggiori di una persona che – quando vuole – sarebbe pure divertente e intelligente.
Calenda odia i radicalismi e chi demonizza l’avversario, ma solo se il demonizzato è un suo amico: Berlusconi, Renzi. Perfino la destra peggiore, se viene attaccata troppo, gli fa quasi tenerezza. Poi però, se gli parlano di 5 Stelle, parte con una ferocia da bava alla bocca che neanche Mengele ad Auschwitz (avvertenza: ho appena fatto un’iperbole).
Conte trattato come un trasformista retorico e mezzo minchione. La Taverna presa come esempio di aberrante degrado politico. I 5 Stelle ritratti tout court come enormi sottosviluppati. E Di Maio – urlando e gesticolando come un invasato – descritto come “pessimo ministro dello sviluppo economico” (invece Calenda ha fatto Tarzan su Ilva e Whirlpool). Non solo: “in un paese normale Di Maio venderebbe i giornali”. Come se “vendere giornali” e fare l’edicolante, poi, fossero sinonimo di essere degli imbecilli totali.
Ma esattamente chi cazxo è Calenda per parlare così? Dall’alto di quale pulpito può usare simili toni e termini? Cosa ha fatto nella vita, a parte perdere sempre e recitare male in un lontano film del nonno, per usare questa violenza verbale, dettare le condizioni a partiti enormemente più grandi di lui (cioè tutti tranne ItalFava di paragone) e insultare con questa violenza coatta chi non gli piace?
Ormai Calenda è gradevole come un assolo di grattugia eseguito con le palle da Gasparri. Questo suo mix di ridicolo e arroganza sta diventando politicamente vomitevole. Peccato.

Andrea Scanzi