Le restrizioni con i dadi

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Si sa, le restrizioni ci seccano. Dobbiamo allacciare le cintura in auto, dobbiamo portare le mascherine in treno, dobbiamo aspettare al semaforo se c’è il rosso, dobbiamo attendere il nostro turno in fila… Però queste restrizioni permettono che tutti possano usufruire di un servizio e convivere assieme agli altri

Ci sono però delle persone che si autoinfliggono delle restrizioni. Queste persone sono i francesi dell’associazione OULIPO (Ouvroir de Littérature Potentielle), che nel 1960 si sono inventati l’idea di esplorare sistematicamente la potenzialità della lingua con il continuo obiettivo di produrre nuovi procedimenti, nuove forme e strutture letterarie suscettibili di generare poesie, romanzi, testi rispondenti a prefissati vincoli, prescindendo quindi, almeno in parte, dal tradizionale concetto di ispirazione.

Nel 1985 in Italia nasce l’OPLEPO (Opificio di Letteratura Potenziale), sulla falsariga dell’OULIPO francese. Nell’elenco dei soci noto gli amici Raffaele Aragona, Giuseppe Varaldo, Sal Kierkia, Piergiorgio Odifreddi, Furio Honsell e Cesare Ciasullo, ma ci sono altri nomi illustri fra i partecipanti. I nomi che ho citato sono non solo amici enigmisti o matematici, ma personaggi “particolari”, che non si sono accontentati di inventare o risolvere i problemi già catalogati negli schemi soliti.

Il mio amico Giuseppe Varaldo, ad esempio, è un dermatologo ligure che nel tempo libero compone testi su un tema assegnato. E va be’… fino a qui niente di nuovo. Ma, ad esempio, un giorno ha commentato la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio, con un testo palindromo di 4587 lettere. Niente male, no? In molti conosciamo la frase “I topi non avevano nipoti” che, anch’essa si può leggere dal fondo, ma una composizione di migliaia di lettere pare impossibile.

Il record del palindromo più lungo ora però appartiene a Gabriele de Simon (6093 lettere), mio concittadino che riscrisse il Vangelo con la clausola della palindromicità. La frase centrale è “Pietro con Gesù segnò cortei. P…”. Niente male anche l’idea di mettere come parola centrale Gesù.

In questi ultimi periodi ho conosciuto gli amici romani dell’associazione ToKalon, insegnanti che non sfigurerebbero nell’Oplepo. Infatti assegnano i compiti ai loro alunni, e fin qua nulla di nuovo. Ma poi li obbligano a utilizzare un numero determinato di parole che si possono formare con lettere che risultano da un lancio di dadi.

Ovviamente, i ragazzi si divertono molto con questa nuova imposizione, che fa assomigliare il compito per casa ad un gioco, e gli insegnanti sanno che in questo modo gli studenti sono obbligati ad accrescere il proprio vocabolario, in modo da trovare termini anche poco usati, ma che utilizzano le lettere a disposizione. Ci sono anche il dado con i simboli “uguale” (una qualsiasi lettera uguale ad un’altra uscita su un altro dado) e “diverso” (una qualsiasi lettera non uscita sugli altri dadi). È divertentissimo: provare per credere.


Giorgio Dendi