L’EDUCAZIONE FINANZIARIA A SCUOLA ACCELERA CON IL GOVERNO DRAGHI

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Tra Ministero dell’Istruzione e Banca d’Italia firmato un recente accordo di durata triennale per promuovere la disciplina nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado

Sull’intesa interistituzionale giunge il plauso del Banchiere scrittore Beppe Ghisolfi, autore di una proposta finalizzata a destinare, nel quadro delle strategie formative e competitive del Recovery Plan del Governo Draghi, risorse per un miliardo a favore di una strategia nazionale per l’alfabetizzazione economico-finanziaria

Per intanto si allunga la lista delle Nazioni dove la materia sta diventando per legge obbligatoria: ultimi in ordine di tempo, Ontario (Canada) e Russia, mentre in UE  dal 2018 ha provveduto in tal senso pure il Portogallo

“Per il potenziamento dell’educazione finanziaria e la promozione della cittadinanza sociale nelle istituzioni scolastiche, al fine di rafforzare le competenze dei  giovani, il loro orientamento formativo e la loro futura occupabilità”.

Questo il titolo del protocollo d’intesa interistituzionale, di durata triennale, siglato nelle scorse settimane tra il Ministero dell’Istruzione e la Banca d’Italia, e destinato a entrare in vigore in corrispondenza con l’avvio del nuovo anno didattico in un contesto auspicabilmente in presenza nelle classi per effetto della campagna di vaccinazione in corso.

A sottoscrivere l’accordo sono stati Stefano Versari, capo dipartimento per il sistema di educazione e formazione del Dicastero di viale Trastevere, e Magda Bianco, responsabile del settore Tutela della clientela di BankItalia.

Tra le iniziative previste, che saranno attuate nei singoli territori secondo i principi dell’autonomia scolastica e all’interno della legge nazionale del 2017 sulla strategia nazionale dell’educazione finanziaria, spiccano attività cognitive di base per promuovere la conoscenza del funzionamento e delle prerogative delle Banche centrali, custodi della stabilità monetaria europea e del settore bancario e creditizio nei singoli Stati, e ulteriori azioni sia di orientamento, per i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado (ex medie), nei settori in cui si sviluppano e si articolano le attività finanziarie individuali e sociali, sia di analisi delle concrete prospettive occupazionali e professionali negli stessi ambiti, per gli studenti delle secondarie di secondo grado (ex scuole superiori) nel loro percorso verso la Maturità e il conseguimento del diploma.

Si tratta, pertanto, del compimento di un ulteriore passo verso la istituzionalizzazione della disciplina all’interno dell’ordinamento didattico del Paese, passo che si conferma decisivo per favorire una piena partecipazione delle famiglie, incluse quelle finanziariamente più vulnerabili, ai progetti di ripartenza del Paese varati dal Governo Draghi e recentemente approvati dalla Commissione europea con lo sblocco della prima rata miliardaria del Recovery fund.

Come spiegato infatti più volte dal Banchiere europeo e scrittore per famiglie Beppe Ghisolfi, autore della proposta di dedicare un miliardo di euro alla strategia divulgativa nazionale dell’alfabetizzazione all’economia e alla finanza, quanto previsto nei progetti del Recovery plan o PNRR sarà necessariamente attuato con il decisivo concorso delle imprese investitrici e delle banche finanziatrici, poiché i fondi europei sono vincolati a riforme nazionali di sistema e devono sorreggersi su prospettive di autosufficienza di mercato.

L’educazione finanziaria svolge un ruolo decisivo per fare in modo che il risparmio giacente delle famiglie, ulteriormente accresciuto nel corso della prima e della seconda tragica ondata pandemica, possa ritornare attivamente nel meccanismo di calcolo e di ripartenza del prodotto interno lordo traducendosi in consumi familiari, in investimenti aziendali e in migliori e maggiori servizi pubblici.

Basti pensare che alla fine dello scorso anno, la somma della liquidità accantonata in forma di depositi e di conti correnti bancari, pari a 1682 miliardi, ha superato per la prima volta il totale del prodotto interno, ossia della ricchezza nazionale, calata nel frattempo a meno di 1652 miliardi, per effetto di lockdown e restrizioni e chiusure varie a livello sia domestico che internazionale. Due binari, quello del risparmio familiare e aziendale e quello del PIL, che devono tornare a comunicare, e rispetto ai quali la leva di interscambio, per poter far ripartire in sicurezza il treno delle decisioni di investimento e incoraggiare il maggior numero di passeggeri-risparmiatori a rimettersi in movimento con fondata e incentivata fiducia, è quella educativa e alfabetizzante.

Si allunga sempre di più la lista di Paesi consapevoli dell’apporto moltiplicativo di un investimento edu-finanziario rispetto al PIL, in virtù dell’effetto sulla ripresa delle scelte di destinazione della liquidità accantonata verso piani agevolati di raccolta del risparmio a sostegno di progetti aziendali e distrettuali di investimento: dopo il Portogallo, che ha istituzionalizzato la disciplina fin dal 2018 – con particolare riferimento alla gestione produttiva della grande massa di liquidità provenuta per esempio dai nuovi residenti pensionati – più recentemente hanno deliberato, nel senso della obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione economico-finanziaria nelle scuole, il Canada e la Russia.