L’emergenza ‘salva’ gli studenti dagli esami di riparazione

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L’emergenza ‘salva’ gli studenti dagli esami di riparazione, ma ora si corre ai ripari: 2 insufficienti su 5 prenderanno ripetizioni in vista del back to school

Un’estate dedicata al meritato riposo dopo il turbolento anno scolastico lasciato alle spalle? Non sarà così per tutti gli studenti: circa il 40%, tra i “graziati” dalla decisione del MI di ammettere tutti alla classe successiva, hanno scelto di mettersi sotto per il recupero proprio durante la sosta; un altro 24% sta valutando questa opzione. Tra le cause anche la mancanza di informazioni sui Piani di Apprendimento Individualizzato (in partenza dal 1 settembre): 7 su 10 non sanno ancora nulla. E tra chi ha ricevuto indicazioni non mancano le sorprese: molti svolgeranno i corsi di recupero con la DaD o in modalità “blended”.

Gli studenti si rimboccano le maniche e cercano di recuperare il terreno perduto. Molti di loro, infatti, approfitteranno (o lo stanno già facendo) delle vacanze estive per colmare le lacune accumulate durante i complicati mesi di didattica a distanza. Ovviamente questo vale soprattutto per chi ha preso una o più insufficienze in pagella. Alle scuole secondarie superiori, dove in condizioni normali a settembre avrebbero dovuto svolgere gli esami di riparazione, circa 2 su 5 prenderanno sicuramente ripetizioni private per affrontare con maggior serenità l’inizio del nuovo anno scolastico e, prima ancora, i corsi di recupero organizzati dalle scuole; a cui va aggiunto un altro quarto (24%) che sta valutando in queste settimane se chiedere aiuto a un docente privato; solo il 39% pensa di non averne bisogno. Ma anche chi ha ha concluso l’anno con la pagella immacolata, pare intenzionato a ricorrere al caro vecchio prof delle ripetizioni: lo farà quasi 1 su 6. A far emergere questi trend è un’analisi elaborata da Skuola.net | Ripetizioni (https://ripetizioni.skuola.net/) – una delle principali piattaforme web specializzate nelle lezioni private, con oltre 30.000 tutor iscritti – su un campione di 3500 studenti delle superiori, i più sensibili al tema.

Perché è vero che il lungo lockdown della scuola, con la decisione del ministero dell’Istruzione di ‘condonare’ debiti e bocciature, ha cancellato il rischio di dover ripetere l’anno. Ma il giudizio dei docenti sembra essere stato lo stesso abbastanza rigoroso e fedele a quanto fatto durante l’anno. Così, dopo gli scrutini finali, circa un quinto dei ragazzi (18%) si è ritrovato con almeno una insufficienza in pagella; ancora peggio se isoliamo gli istituti tecnici e professionali (dove si arriva a sfiorare il 25%). Numeri non distanti da quanto avviene tradizionalmente, con 1 studente su 4 che in media prende il debito. A conti fatti, un pericolo scampato, visto che più della metà dei ragazzi (54%) è convinta che senza l’aiutino dall’alto il suo destino sarebbe stato segnato: il 37% pensa che avrebbe preso perlomeno il debito nella materia incriminata, il 17% che sarebbe stato addirittura bocciato.

Una molla che, evidentemente, ha spinto in tanti a correre ai ripari. Il prima possibile. Per questo, molto spesso, si bruciano le tappe: per il 44% dei ragazzi che devono recuperare le insufficienze e si sono rivolti alle ripetizioni private, le lezioni sono già iniziate; un altro 20% partirà nei prossimi giorni (tra la fine di luglio e l’inizio di agosto); solo il 18% le concentrerà nella seconda metà di agosto (alla vigilia della ripresa); il restante 18% le svolgerà parallelamente ai corsi di recupero allestiti dagli istituti.

E poi ci sono quelli (1 su 4, non pochi) che vorrebbero prendere ripetizioni ma, probabilmente, non potranno. La ragione? È strettamente legata alle limitazioni economiche e sociali del periodo che stiamo vivendo: una buona fetta (18%) dice che per la sua famiglia sarebbero un costo troppo oneroso, la maggior parte (34%) non è convinta dalla modalità online, che in tempi di distanziamento sociale sarebbe invece la soluzione ideale.

Con il progressivo ritorno alla normalità e alle attività in presenza, infatti, anche per le lezioni private si tende a ritornare alla modalità tradizionale di apprendimento. Infatti, fra gli studenti coinvolti, 1 su 2 continua ad essere convinto che è meglio svolgerle in presenza; per il 31%, invece, conta il docente più che il mezzo; solo il 19% si fida ciecamente di lezioni a ‘distanza’, a cui si è fatto ricorso durante il lockdown ma ancora viste più come metodo d’emergenza.

Ma a spingere verso le ripetizioni sono anche le scarse informazioni sulla ripartenza che stanno arrivando alle famiglie e ai ragazzi da parte delle scuole. Per il 71% degli insufficienti, al momento, di sicuro sui Piani di Apprendimento Individualizzato (cioè i corsi di recupero) c’è solo la data: 1 settembre. Sono quindi pochi (circa 3 su 10) i fortunati a cui il proprio istituto ha già comunicato nel dettaglio come saranno organizzati: da loro però abbiamo le prime informazioni su come si stanno muovendo le scuole. Una buona parte tornerà in classe (43%) e farà tutto in presenza, ma la maggioranza non accantonerà la DaD: il 37% continuerà con la didattica online anche per questa fase “intermedia” prima del ritorno tra i banchi, un altro 20% sperimenterà la modalità mista (un po’ in classe, un po’ a distanza).

In questo quadro così fluido, però, ci sono pure delle certezze che gli stravolgimenti degli ultimi mesi non hanno scalfito: sono le materie che mettono più in crisi gli studenti. Al primo posto, inamovibile, la matematica; bestia nera per il 27% dei ragazzi in cerca d’aiuto. E se aggiungiamo quel 14% che cerca soprattutto un tutor esperto in altre discipline scientifiche (fisica, chimica, biologia) la ‘gestione’ di quest’area didattica, nel complesso, è in cima alle preoccupazioni di oltre 4 studenti su 10. Anche se le problematiche connesse alla scuola a distanza, a quanto pare, hanno colpito in maniera trasversale tutte le materie, non solo quelle tecniche: l’ampia schiera di ragazzi (16%) che dovranno rimettere in piedi una conoscenza zoppicante del greco o del latino lo dimostra.

Camilla​ Tomadini