LIBIA, L’UNICA SOLUZIONE RIMANE QUELLA POLITICA

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L’unica soluzione per la Libia è e rimane quella politica ribadisce il Ministro Luigi Di Maio, riferendoci sulla Conferenza di Berlino, che ha visto coinvolti tutti i paesi chiave oltre ai protagonisti del conflitto.

Il cessate il fuoco ottenuto è sicuramente molto fragile e continuano attacchi gravi come quello che ha colpito pochi giorni fa una scuola nella periferia di Tripoli, uccidendo 4 bambini.

Ma intanto vanno messi in risalto i passi avanti: nelle prossime settimane si dovrà attuare la road map e si dovrà seguire il dialogo tra le parti militare nominate da Haftar e Serraj, cose non pensabili fino a poche settimane fa.
A questo si aggiunge poi il lavoro intralibico, che vedrà partecipe le istituzioni locali e la società civile, fondamentale per portare avanti il percorso di pace e far sì che non sfociano altri focolai.
Il nostro Paese non è intenzionato ad agire militarmente, come già ribadito. Dobbiamo potenziare controllo sull’embargo delle armi con una nuova azione di monitoraggio in accordo con Libia, ONU e UE.

Serve un piano operativo in mare sul controllo traffico armi che sappiamo già avviene via mare, via terra e via cielo. Questo piano operativo però, sul modello Sophia, in caso di salvataggio migranti non dovrà essere solo farsi carico di eventuali migranti soccorsi. Per questo è necessaria da ora un accordo sulla ripartizione dei porti.

Assieme al capogruppo Pino Cabras ed alla collega Simona Suriano abbiamo preparato in Commissione Affari Esteri alla Camera una risoluzione che fa leva sugli aspetti principali citati oggi da Di Maio, compresi i punti cardine del Memorandum Italia-Libia che non può non considerare le attuali condizioni di instabilità di quel paese.

Yana Ehm