L’Italia del quasi

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“Mini lockdown”, “semi lockdown”, “lockdown parziale”: sono i diminutivi dell’ isolamento, ricordano le donne un poco incinta, le case chiuse semiaperte, il mezzo morto.

Introducono infatti la mezza misura nel fuori misura.

Socchiudono la clausura. Chiudono le scuole lasciandole aperte.

Impongono il confinamento con sconfinamento a percentuale.

Promuovono il “quasi” a rimedio pandemico. Inventano il lockdown con la condizionale, il “chiuso per virus” ma non troppo. Propongono il “no-ma-anche-sì” come antivirale economicamente sostenibile. Ecco che torna dunque la quasità italiana, vecchio trucco che è allo stesso tempo una difesa per addomesticare la realtà dei contagi in crescita e dei conti in decrescita.

È la stessa quasità del progetto grillino del 2019 per una mini Tav, una quasi Tav che i no Tav non avrebbero potuto più contestare.

Proprio come il mini Ponte di Messina che ai No-Ponte potrebbe piacere perché non sarebbe un ponte, ma un quasi ponte, un’ idea da Recovery Fund che ha affascinato Giuseppe Conte, il Submerged Floating Tube Bridge, quattro gallerie ancorate al fondale con dei tiranti d’ acciaio, un quasi ponte sottomarino invisibile e poco ingombrante, un tunnel sotto il pelo dell’ acqua o addirittura sotto il fondale, lungo lo Stretto indispensabile, sottile lo Stretto necessario.

Insomma è grazie a un’ antica e sperimentata saggezza che siamo in quasi lockdown noi italiani. In un Paese penisola, che in latino vuol dire quasi isola, dove gli abitanti del Nord si sentono quasi europei e quelli del sud quasi africani, non c’ è davvero da meravigliarsi se ora siamo rinchiusi all’ aria aperta, quasi dentro e quasi fuori, noi che siamo quasi occidentali e quasi orientali, con un ministro degli Esteri (si fa per dire) quasi filoamericano e quasi filocinese, noi che l’ inglese lo sappiamo quasi, la storia la studiamo quasi, noi che siamo quasi moderni e quasi antichi.

Teniamo sempre una porta aperta perché la quasità ci consente di non perdere e di non perderci, di essere sinceri mentendo, come capitava al premier Conte quando sdillabrava il suo curriculum universitario, e come ora gli capita quando parla del Mes.

Grazie alla quasità riusciamo alla fine ad avere ragione anche quando ci troviamo dalla parte del torto. E non si tratta di paradossi, ma di scienza della politica applicata alla salute: la sanità e l’ economia sono le nuove convergenze parallele, il compromesso tra i ministri Speranza e Azzolina è “storico”, e la virtuosa doppiezza dei governatori De Luca e Bonaccini nutre l’ andreottismo di Conte che resuscita i due forni e va avanti, non scegliendo di non scegliere, ma sdoppiandosi. Modelli? Andreotti fu quasi statista e quasi mafioso.

Berlusconi fu quasi liberale e quasi truffatore. Grillo è quasi comico e quasi politico. Alla fine questo quasi lockdown è quasi meglio del famoso “quasi gol” di Niccolò Carosio.                                   (Francesco Merlo – la Repubblica)