Lo hanno presentato come l’argine ai populismi

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In realtà rappresentava l’establishment che cercava l’ultima disperata autodifesa, diventando la benzina che li ha alimentati, tornando a pompare la Le Pen e infiammando i gilet gialli.
Rampante, tecnocratico, fieramente liberista.
Divenne celebre la frase rivolta a un disoccupato che diceva che il lavoro non ce n’era e lui senza scomporsi minimamente: basta che attraversi la strada e lo trovi.
Dunque, un Presidente alieno dal sentimento popolare, incapace di uscire dagli stucchi del Palazzo presidenziale.
Indubbiamente Macron non nasce dal pero. Questo rottamatore in salsa napoleonica ha sedotto la Francia, promettendogli una nuova grandeur dopo i due lustri divisi tra l’enfatico Sarkozy e l’incolore Hollande.
Ma l’incantesimo oggi sembra finalmente rotto, checche’ ne dicano i suoi imitatori in salsa nostrana.
Che provano disperatamente a rilanciare un messaggio politico già archiviato dai francesi.
Brutta stagione per i centristi liberisti.
Un grande sciopero generale ha attraversato la Francia, vi hanno partecipato tutti, dai meccanici agli insegnanti, dai colletti bianchi della pubblica amministrazione agli autoferrotranviari, dai braccianti ai precari.
Il paese fermo, i trasporti bloccati e i parigini in bicicletta.
Il 70 per cento dei francesi sostiene le ragioni e la piattaforma dello sciopero, che parte dalla controriforma delle pensioni e si estende ai salari, agli investimenti, al mercato del lavoro.
Questa è la forza del lavoro. Che ci dice che la storia non è finita.