Marattin: “Rendiamo l’Italia più competitiva o i lavoratori ci rimetteranno per primi”

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A Luigi Marattin, professore di economia a Bologna, deputato di Italia Viva e presidente della commissione Finanze della Camera

Chiediamo una chiave di lettura dell`attacco lanciato dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, contro il ministero del Lavoro guidato dal dem Andrea Orlando.

Onorevole Marattin al centro dello scontro Confindustria-Orlando ci sono le ipotesi di nuove norme su licenziamenti e delocalizzazioni. Come giudica la mossa di Bonomi?Su entrambi i temi è giusto intervenire?

“Siamo di fronte all`ennesimo caso in cui la politica vuole affrontare un problema complesso in modo semplicistico, con la risposta che parla alla pancia. Ma se per scoraggiare le delocalizzazioni si vietano o si tassano i licenziamenti collettivi, non si ottiene il sol dell`avvenire in cui tutti vivono felici e contenti. Si ottiene solo che nessuna azienda verrà più a insediarsi in Italia, danneggiando in primis i lavoratori italiani”.

In Parlamento c`è una maggioranza sulle proposte di Orlando? Italia Viva le voterebbe?

“Prima di decidere cosa votare, noi vogliamo vedere le norme e avere l`opportunità di discuterne. Non si decide sulla base di indiscrezioni. Certo è che noi pensiamo che per evitare le delocalizzazioni occorra migliorare le condizioni di competitività dei territori: riducendo la pressione fiscale, migliorando i servizi alle imprese, fornendo capitale umano di qualità, favorendo la costruzione di filiere industriali”.

Sugli ammortizzatori sociali cosa sta succedendo? A cosa è dovuto il ritardo nella presentazione della riforma?

“Andrebbe chiesto al ministro Orlando. Io ho l`impressione che ci si stia arenando su un punto piuttosto semplice. Se si vuole estendere la rete della cassa integrazione a chi al momento ne è sprovvisto, occorre estendere anche i contributi che le imprese pagano per il suo finanziamento. È un classico meccanismo assicurativo: se voglio estendere la copertura, aumenta il premio (oppure lo deve pagare anche chi ora non lo paga). L`alternativa, che forse qualcuno segretamente sogna, è che tutto sia a carico della fiscalità generale. Ma io penso che se ci saranno 10 miliardi da spendere, vadano spesi nell`abbassare le tasse a famiglie e imprese”.

Il governo Draghi è intrinsecamente composito, riuscirà a trovare un punto di equilibrio su temi così complessi?

“Diciamoci la verità. Finora il punto di equilibrio si è sempre trovato non perché le forze politiche abbiano compreso la gravità del momento e la necessità di agire, ma perché il presidente Draghi ha impiegato tutto il suo enorme capitale di competenza, autorevolezza e reputazione e ha “favorito” un accordo. Ma questa situazione non potrà durare in eterno. Per cui o le forze politiche smettono di guardare al sondaggio del lunedì, oppure prima o poi i problemi inizieranno davvero.

L`industria italiana ha retto bene alla pandemia, l`export cresce, l`Inps parla di 400.000 assunzioni, cosa fare per facilitarne l`ulteriore ripresa?

“Quello che si sta facendo nell`ambito del Pnrr (Pa, formazione, giustizia, infrastrutture) va nella direzione giusta. Come noto, Italia Viva pone poi particolare accento sulla riforma fiscale: realizzare un fisco più leggero e più semplice può essere un volano decisivo per innalzare in maniera permanente il tasso di crescita reale”.