MEA CULPA DI LO RUSSO E DAMILANO, SINISTRA E DESTRA ORAMAI PERIFERICHE ANCHE IN PERIFERIA

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MEA CULPA DI LO RUSSO E DAMILANO, SINISTRA E DESTRA ORAMAI PERIFERICHE ANCHE IN PERIFERIA: DEFICIT DI IDEE E DI COMUNICAZIONE PROFESSIONALE E UNA CAMPAGNA ELETTORALE COME AI TEMPI DI PEPPONE E DON CAMILLO

Periferiche in periferia, dove la sinistra viene snobbata dagli astensionisti e da quei pochi che vanno a votare in quartieri come Lucento, Vallette, Aurora, Madonna di Campagna, barriera di Milano; e dove la destra leghista e meloniana si aggiudica il consenso di buona parte delle famiglie operaie e impiegatizie che hanno scelto di andare ai seggi solo per manifestare la propria arrabbiatura verso il PD.

Non è soltanto un deficit di idee, è anche un deficit di qualità e di capacità della comunicazione: perfino candidati consiglieri che si avviano alla riconferma hanno registrato un calo di preferenze tra il 2016 e quest’ultima tornata.

Molti hanno creduto bastasse affidarsi alle solite comparsate ai mercati rionali (serbatoi di disperazione sociale strumentalizzati come polmoni di voti) oppure sui furgoncini o sui mezzi pubblici (questi ultimi presi a che ora?) oppure alla distribuzione di santini sia cartacei che virtuali (attraverso patetiche pagine facebook prive di professionalità) per conquistare o riscaldare i cuori di elettori che a quei mercati hanno difficoltà a fare la spesa o che su facebook vanno per fare attività sociale e non certo per il piacere di trovarsi intasati di pubblicità elettorale online indistinta e dozzinale.

Ognuno è artefice del proprio destino, ma non ci si lamenti – e in ciò Lo Russo e Damilano sono la causa del proprio male e solo ora si accorgono che il loro messaggio non è arrivato nelle periferie.

MA CIÒ ERA CHIARO GIÀ DA PRIMA, E LO SARÀ TRA 10 GIORNI SE LA BARCA DELLA PROPAGANDA PER ENTRAMBI NON CAMBIERÀ ROTTA: DAVANTI AL LORO IMMOBILE TIMONE, SI SCORGE SOLO L’ICEBERG DELL’ASTENSIONEE DELLA RABBIA SOCIALE.

La fiducia è questione non solo di programmi ma anche di comunicazione e di professionalità della comunicazione. O lo si capisce, o è meglio affidarsi alla classica monetina e sperare.

Parafrasando la compianta Raffaella Carrà: ai torinesi abitanti nelle tanto evocate e invocate periferie, al centro delle attenzioni solo per il tempo dei comizi, sia ascoltando Lo Russo, sia ascoltando Damilano, è sembrato di sentire soltanto “rumore-rumore”.

Poi magari, il giorno dopo il ballottaggio, lo sconfitto di turno dichiarerà di non essere stato capito dagli elettori di alcune zone della città: ma come è possibile farsi capire se non si è in grado di comunicare, o se non si è disposti a investire in comunicazione professionale; o se le comunicazioni si riducono agli slogan dei “farò” – come gli amici al bar di Gino Paoli che poi si dileguano tutti – e agli attacchi all’avversario come nell’Italia di Don Camillo e di Peppone di 73 anni fa?

editoriale di Bastian Contrario