Panino a scuola? A dire no è la Corte di Cassazione

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E così la Corte di Cassazione ha stabilito che il cibo portato da casa nelle mense scolastiche non è ammesso.
Con una sentenza – che alleghiamo a fondo pagina – la Corte, trattando il caso che vedeva contrapposti il Comune di Torino e il Miur contro un gruppo di genitori, ha sancito che “un diritto soggettivo perfetto e incondizionato all’autorefezione individuale, nell’orario della mensa e nei locali scolastici, non è configurabile e, quindi, non può costituire oggetto di accertamento da parte del giudice ordinario, in favore degli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado”.
Con questa decisione viene dunque smentita una sentenza della Corte d’Appello di Torino del 2016 che invece sosteneva il diritto dei genitori di scegliere tra la mensa scolastica e la schiscetta.

Uno degli aspetti interessanti citato dalla Corte di Cassazione è l’evidenza che la scuola “è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità, come interpretati dell’istituzione scolastica mediante regole di comportamento cogenti, tenendo conto dell’adempimento dei doveri cui gli alunni sono tenuti, di reciproco rispetto, di condivisione e tolleranza”; pertanto la condivisione del pranzo è un’esperienza educativa. Di conseguenza “l’introduzione di vari e differenziati pasti domestici nei locali scolastici inficia il diritto alla piena attuazione egualitaria del progetto formativo, comprensivo del servizio mensa”.

La questione aveva interessato anche i Comuni e l’Anci che, alla luce del nuovo pronunciamento, tramite la presidente della Commissione Istruzione, Politiche educativa ed edilizia scolastica Cristina Giachi, evidenzia come “la sentenza della Cassazione è in linea con la posizione espressa in questi anni dall’Anci che ha sempre ribadito l’importanza della refezione scolastica. La mensa a scuola è un servizio che ha una funzione educativa, in quanto ci si prende cura del benessere dei piccoli cittadini e cittadine, ma anche di socializzazione e di uguaglianza nell’ambito di un progetto formativo comune”.
Ora, “alla luce del nuovo pronunciamento della Cassazione, – prosegue la Giachi – le amministrazioni comunali attiveranno i percorsi necessari per garantire alle famiglie la migliore qualità del servizio di mensa”. Tutto questo con l’obiettivo “di assicurare nell’ambito del percorso scolastico un’educazione ad un’alimentazione sana, equilibrata e condivisa all’interno di una comunità, quale importante momento di socializzazione e di affermazione dei diritti dei bambini e delle bambine”. (LS)