Perché l’infermiere di famiglia sì e il geriatra di famiglia no?

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Perché la geriatria è praticamente scomparsa dalle aziende sanitarie?
L’impressione è che insieme al gestore del paziente non autosufficiente, si stia costruendo un modello che spinge gli anziani verso i margini del sistema sanitario pubblico. I bisogni degli anziani non sono solo l’assunzione delle terapie, ma il soddisfacimento delle proprie esigenze sanitarie e sociali. Se solo si pensa che un anziano su tre ha difficoltà a raggiungere il proprio medico di famiglia, come potrà raggiungere l’infermiere di famiglia?. Riteniamo invece che si debba costruire un PIANO NAZIONALE DELL’ANZIANO che lo ponga al centro di una serie di servizi dedicati capaci di garantire una vita dignitosa e nel benessere compatibile con la propria condizione di salute. La tutela degli anziani deve esplicarsi sul piano sanitario ( reparti di geriatria, accessi con codice argento ai pronto soccorso, assistenza geriatrica familiare e così via ) e sul piano sociale ( operatori socio sanitari che lo seguono, approvvigionamento di farmaci e non solo, messa in sicurezza delle case di riposo ridotte troppo spesso a lager, costruzione di rsa pubbliche e interne al sistema sanitario, stimolo alla socialità, alla mobilità e così via ). Se l’invecchiamento della popolazione è in costante e progressivo aumento, occorre costruire un modello assistenziale adeguato e in grado di soddisfare le esigenze degli anziani. Allora l’assistenza domiciliare non può essere il fugace passaggio di un infermiere che deve correre perché magari pagato a prestazione, ma deve essere il punto di sintesi di un progetto socio assistenziale capace di soddisfare bisogni primari e bisogni di socialità mettendo in relazione tra loro gli anziani senza ghettizzarli nelle case.