Reddito di cittadinanza: via i navigator

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Le premesse erano già pessime, ma così è deprimente

Sul Reddito di cittadinanza sono bastati due giorni per dare la cifra del trionfo di quella “narrazione ideologica sulla misura anti-povertà che non ha alcuna evidenza empirica”, per usare le parole della sociologa Chiara Saraceno.

In manovra si è aggiunto l’obbligo ai beneficiari di recarsi ogni mese nei centri per l’impiego, pena lo stop al sussidio. Problema: i Cpi versano in stato pietoso e le Regioni hanno assunto solo una minima parte degli 11mila rinforzi previsti, eppure la manovra non proroga i 2500 navigator, che scadranno in dicembre.

Al loro posto ci penseranno le agenzie private”, ha detto ieri Renato Brunetta al Corsera, definendo “una vera riforma” la stretta alla misura operata in legge di Bilancio (“prima era un’accozzaglia”).

Gli esperti anti-povertà concordano che le agenzie private (cui andrà il 20% del beneficio) non si occupano di figure come i percettori del Rdc, che hanno profili bassissimi. Se va bene, si prenderanno la parte più qualificata, una minoranza, lasciando ai Cpi il resto. È tutto così desolante. I membri della commissione nominata dal governo per riformare il Rdc, guidati da Saraceno, hanno bollato come “inutilmente punitive” le misure in manovra. Il governo le ha decise una settimana prima che la “sua” commissione pubblicasse le proposte, quelle sì una “vera riforma”.

Ieri a Brunetta non ha replicato nessuno. Evidentemente va bene così: parlava a nome di tutti.