Rischio povertà, Istat: 16,4 milioni di italiani (27,3%) sul filo dell’esclusione sociale

0
55
poverta

Una buona fetta della popolazione italiana risulta a rischio povertà ed esclusione sociale. E’ quanto emerge dal rapporto dell’Istat sugli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile 2020. In Italia, nel 2018, la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 27,3% (circa 16 milioni e 400 mila individui), in diminuzione rispetto all’anno precedente (28,9%). Il livello italiano resta comunque superiore a quello europeo (21,7% nel 2018 dal 22,4% del 2017). I dati prima del Covid-19 La diffusione della terza edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) avviene in presenza della pandemia di Covid-19 che ha accelerato la necessità di una visione unitaria in grado di elaborare e implementare una strategia appropriata per uno sviluppo economico, sociale e ambientale attento alle interdipendenze dei diversi aspetti e orientato alla sostenibilità. Il Rapporto contiene prevalentemente informazioni aggiornate al 2019, ma ha anche cercato di dare conto dell’impatto del Covid-19 con un esercizio di valutazione controfattuale a partire dal lockdown. 6,5% delle famiglie in povertà assoluta Anche analizzando i tre indicatori che compongono il rischio di povertà o esclusione sociale, la situazione nel 2018 (redditi 2017) è in miglioramento, ad eccezione del rischio di povertà, che riguarda il 20,3% della popolazione ed è stabile rispetto al 2017 (redditi 2016); in diminuzione la grave deprivazione materiale (8,5% nel 2018, dal 10,1% nel 2017), e la quota di chi vive in famiglie con una intensità di lavoro molto bassa (11,3% da 11,8%). Nel 2019 si confermano i progressi nella riduzione della povertà in Italia: l’incidenza di povertà assoluta riguarda il 6,5% delle famiglie e il 7,8% degli individui (7,8% e 8,4% nel 2018). Rallenta il Pil pro capite Sui dati puramente economici, il rapporto afferma che dopo la ripresa del periodo 2015-2017, gli ultimi due anni evidenziano un rallentamento della crescita del Pil pro capite, più accentuato nel 2019 (+0,4%). Ma negli ultimi anni il proseguimento della fase positiva del ciclo economico ha determinato un generalizzato miglioramento dell’occupazione e una riduzione della disoccupazione sia nei Paesi europei sia, in misura più contenuta, in Italia. I poveri sempre più poveri Dal rapporto emerge inoltre che in Italia, nel periodo 2004-2017, la crescita dei redditi della popolazione a relativamente basso reddito ha subito un deciso peggioramento. In particolare nel 2017 i redditi di tutta la popolazione sono aumentati in misura maggiore dei redditi delle persone più povere (rispettivamente +1,6% e +0,2%). Nella Penisola la percentuale di reddito disponibile per il 40% della popolazione più povero (19,3%) è inferiore alla media europea (20,9%, dati 2016). Immigrazione Intanto, sul fronte dell’emigrazione, secondo l’Istat nel 2018 sono stati rilasciati 242.009 nuovi permessi di soggiorno, il 7,9% in meno rispetto all’anno precedente. La diminuzione è in larga parte riconducibile al calo dei permessi rilasciati per richiesta asilo. La presenza di rifugiati resta contenuta (meno dell’1% dei permessi validi al 1° gennaio 2019). Continuano a diminuire le acquisizioni di cittadinanza: nel 2018 sono state 103.485, il 23,8% in meno rispetto al 2017. Abitazioni Il rapporto fotografa anche la situazione delle condizioni abitative; quelle non soddisfacenti coinvolgono più di un quarto della popolazione italiana. Note dolenti anche sul fronte dell’istruzione. Nel 2018 in Italia la percentuale di studenti che non raggiungono il livello minimo di competenza scientifica raggiunge il 25,9%, dato significativamente peggiore della media Ocse (22%). Formazione La percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che non hanno concluso il percorso scolastico e formativo è del 13,5% nel 2019, in diminuzione rispetto al biennio 2017-2018. Sempre nel 2019 soltanto il 27,6% dei giovani di 30-34 anni possiede una laurea o titolo terziario (33,8% delle donne e 21,6% degli uomini), stabile rispetto al 2018. Il livello rimane significativamente inferiore alla media europea (41,3%). La partecipazione degli adulti italiani alle attività di formazione, formale e non formale, rimane costante tra il 2018 e il 2019: l’8,1% di coloro che hanno tra 25 e 64 anni ha svolto nelle ultime 4 settimane almeno una attività formativa. Ricerca Sulla ricerca l’Italia resta indietro rispetto agli altri Paesi. L’intensità di ricerca media dell’Unione europea, misurata rispetto al Pil, è passata dall’1,93 nel 2009 al 2,12 nel 2018, un valore comunque ancora distante dal target di Europa 2020.