Ssst… segretissimo

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Le notizie di questi ultimi giorni ci hanno dimostrato quanta attenzione ci vuole nel maneggiare i dati al giorno d’oggi: basta anche l’incuria di un solo impiegato, che tutti i dati della Regione Lazio possono cadere nelle mani sbagliate e provocare danni incalcolabili a tante persone. Ci sono stati tanti episodi simili, e allora rivediamo la storia della crittografia, cioè la scienza che studia il modo per cautelarsi, in caso di invio di messaggi.

Giulio Cesare e poi Augusto ad esempio, quando dovevano spedire comunicazioni alle sue truppe, usavano un trucco che conosciamo grazie allo storico Svetonio. Ad ogni lettera veniva sostituita la sua successiva, cioè la A veniva sostituita dalla B, la B dalla C, la C dalla D e così via, e quindi la parola CIAO con questa manipolazione diventava DLBP. Naturalmente il destinatario doveva fare il lavoro inverso e sostituire ad ogni lettera la sua precedente, e poteva infine leggere CIAO. In altre occasioni invece di sostituire ogni lettera con la sua successiva, la si sostituiva con quella che distava due, tre o più posizioni, secondo gli accordi presi in precedenza con il destinatario. Oggigiorno questi metodi non avrebbero lunga vita, perché tutto è affidato ai numeri primi: il messaggio di partenza di una mail viene tramutato in un numero e poi moltiplicato per un numero primo molto grande, in modo che un’eventuale spia, se non scopre il numero primo per il quale dividere il messaggio, non può risalire al messaggio di partenza. Sicuramente Eratostene, oltre duemila anni fa, non pensava a questi sviluppi, quando ha studiato i numeri primi!

In tempi recenti, cioè circa cent’anni fa, i racconti in dialetto triestino delle “Maldobrie” ci fanno sapere che il comandante Brazzànovich si era imposto di imparare l’ungherese, lingua ostica anche per gli ungheresi. Brazzanovich sperava in tal modo che gli venisse affidato il comando del Thalia, una nave per crociere di lusso che raggiungevano Costantinopoli. Durante una di tali crociere Bortolo e un suo amico, infiltrati entrambi, si fanno passare per ungheresi e si scambiano messaggi come “Cighidi agada ogodo”, che significavano semplicemente “Ciao”, mandando in confusione il povero comandante Brazzanovich, che rassegnato diceva fra sé e sé che veramente l’ungherese è una lingua difficile.

Ma forse anche alcuni di noi hanno usato l’alfabeto farfallino e le sue varianti, come due sensitivi del film 8½ di Fellini, che comunicavano fra di loro la parola “anima” dicendo “Asa Nisa Masa”. Altri tempi: oggigiorno le grandi società pagano cifre impensabili per acquistare numeri primi appena scoperti, in modo di proteggere la trasmissione dei dati. A noi il compito di cambiare ogni tanto le nostre password, in modo da impedire attacchi nei punti dove i dati partono o dove arrivano.

Giorgio Dendi