Ue, le sfide per la Croazia alla prima presidenza

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La Brexit, che dovrebbe diventare realtà il 31 gennaio prossimo, e il bilancio pluriennale dell’Ue (Mff in gergo) per il 2021-27. Sono le due sfide principali che la Croazia si troverà di fronte nel prossimo semestre, a partire dal primo gennaio, quando assumerà per la prima volta la presidenza del Consiglio Ue, che spetta a turno agli Stati membri, uno ogni sei mesi. Zagabria, che ha dichiarato l’indipendenza dalla Jugoslavia il 25 maggio 1991, è membro dell’Unione Europea dal 2013; arriva alla presidenza dopo la Finlandia (seconda metà del 2019) e prima della Germania (seconda metà del 2020).

La presidenza è responsabile del funzionamento del Consiglio dell’Ue, colegislatore dell’Unione insieme al Parlamento (l’iniziativa legislativa spetta alla Commissione). Dall’ottobre 2016 la Croazia è retta da un governo guidato da Andrej Plenkovic, dell’Hdz (Unione Democratica Croata), il più grande partito del Paese con 55 seggi nella Sabor, il Parlamento del ‘Croissant’, in coalizione con l’Hns (Liberaldemocratici). Le priorità della presidenza croata per il primo semestre 2020, spiega il Servizio Studi del Parlamento Europeo in un briefing dedicato, sono raggruppate sotto quattro voci: un’Europa che si sviluppa; un’Europa che collega; un’Europa che protegge; un’Europa influente.
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Le principali sfide per l’Ue nel prossimo semestre saranno, in ogni caso, la Brexit e il quadro finanziario pluriennale 2021-27 (Multiannual Financial Framework, Mff). Per quanto riguarda l’Mff, deve essere ancora fissato l’ammontare totale: la presidenza finlandese, che sta per terminare, ha proposto un ammontare totale di 1.087 mld di euro, l’1,07% del Reddito nazionale lordo, una cifra inferiore a quella proposta dalla Commissione; il Parlamento, per tutta risposta, ha comunicato che sospenderà i negoziati finché gli Stati non faranno una proposta adeguata alle sfide che l’Ue ha davanti a sé.

L’Aula, ha detto il presidente David Sassoli, non è disposta ad accettare “un bilancio non in grado di realizzare le promesse fatte ai cittadini dell’Ue”. Trovare un accordo sull’Mff è risultato complicato anche a causa della travagliata procedura di nomina e di insediamento della Commissione von der Leyen, nonché per via della Brexit, che ha assorbito molto tempo e parecchie energie. Ora che la Camera dei Comuni ha dato il via libera all’accordo di ritiro, è prevedibile che, dopo l’uscita del Regno Unito il 31 gennaio prossimo, il panorama politico a livello Ue sarà dominato dai negoziati sulla relazione futura tra l’Unione e la Gran Bretagna, che dovrebbero concludersi entro fine 2020.

C’è pochissimo tempo a disposizione per chiudere un accordo commerciale (in genere ci vogliono anni), quindi è probabile che i negoziati bilaterali continueranno ad assorbire molto tempo e parecchie energie, come è stato nel corso degli ultimi tre anni. Per quanto riguarda la prima priorità della presidenza croata, un’Europa che si sviluppa, ci sono diversi file legislativi che potrebbero occupare l’agenda, alcuni dei quali connessi all’Mff, come il programma di sostegno alle riforme e la funzione europea di stabilizzazione degli investimenti.

Tra gli altri, c’è il quadro per la creazione degli Sbbs (Sovereign Bond-Backed Securities), una sorta di titolo salsiccia di titoli di Stato, intesi come un succedaneo del safe asset, e anche l’Edis (European Deposit Insurance Scheme), lo schema europeo di assicurazione dei depositi, caldeggiato dall’Italia e da altri Paesi. Fermo da anni per via della contrapposizione tra Stati nordici e mediterranei, l’Edis ha visto di recente un’evoluzione da parte tedesca: il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha aperto alla roadmap per una discussione politica sulla creazione dell’Edis, legandola però all’introduzione di meccanismi di ponderazione per i titoli di Stato nei bilanci delle banche.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha respinto il collegamento, contrario agli interessi nazionali, ma l’omologo francese Bruno Le Maire ha accolto con favore l’apertura tedesca, auspicando una continuazione del dialogo. Si vedrà se questi movimenti porteranno ad avanzare su uno dei pilastri mancanti dell’Unione bancaria oppure no. Sempre sotto la prima priorità dovrebbero arrivare sul tavolo dei ministri dossier pesanti, come la Pac, la Politica Agricola Comune, per il 2021-27, e il programma Horizon Europe per il 2021-27.

Resta poi sempre sospesa la direttiva detta della Blue Card, volta a favorire l’ingresso nell’Ue di scienziati e ricercatori; la proposta è bloccata a causa delle difficoltà di armonizzazione con gli schemi nazionali che mirano ad incoraggiare l’immigrazione di manodopera altamente qualificata. Nella prima priorità rientrano anche le proposte legislative che la Commissione avanzerà nell’ambito del Green Deal.

Nella seconda priorità, un’Europa che collega, rientra la creazione di un’area europea dei trasporti (ancora non c’è, specialmente nel settore ferroviario e nel trasporto su gomma, frazionati a livello nazionale), un mercato integrato dell’energia e infrastrutture di qualità per i dati. Alcune proposte legislative tuttora pendenti potrebbero essere negoziate durante la presidenza croata, come il pagamento dei pedaggi per i mezzi pesanti (Eurovignette), il trasporto di merci tra gli Stati membri e l’ulteriore apertura dei mercati nazionali del trasporto in autobus. La presidenza croata punta anche a rafforzare la mobilità per gli studenti e i ricercatori: a questo riguardo, dovrebbero avanzare i negoziati sul programma Erasmus per il 2021-27, come pure sul programma Europa Creativa.

Per la terza priorità, la sicurezza interna, la presidenza croata si focalizzerà sul controllo delle frontiere esterne, sull’interoperabilità dei sistemi It e sul rafforzamento delle difese contro le minacce informatiche. Tra i dossier legislativi più importanti in quest’area c’è la direttiva sui rimpatri dei cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente in territorio Ue, la prevenzione della diffusione di contenuti terroristici on line e il fondo europeo per la sicurezza 2021-27. Sotto questa priorità ricade tutto il capitolo della riforma del sistema europeo di asilo e della gestione dei flussi migratori, sulla quale i colegislatori, Parlamento e Consiglio, non hanno ancora concluso il lavoro. Il nodo principale resta la revisione del sistema di Dublino, che stabilisce quali sono gli Stati membri responsabili dell’esame di una richiesta di protezione internazionale.

Il sistema attuale attribuisce questa responsabilità, e i relativi oneri, ai Paesi di primo arrivo; la crisi migratoria del 2015 ha messo il sistema a dura prova e da allora si tenta, invano, di trovare un modo per riformare una legislazione che, davanti alla crisi innescata dalle Primavere arabe e dalla guerra civile in Siria, si è rivelata largamente deficitaria.

Questo file legislativo impedisce la conclusione degli altri testi del pacchetto, e cioè, tra gli altri, la creazione dell’Agenzia Ue per l’Asilo (attualmente c’è un Ufficio, l’Easo), gli standard per l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, la procedura comune per la protezione internazionale nell’Ue, il quadro Ue per il reinsediamento.

Per la quarta priorità, un’Europa influente, la presidenza croata considera essenziale la politica per l’allargamento: proprio per questo ha organizzato un summit Ue-Balcani Occidentali a Zagabria, in maggio. Su questo fronte il Consiglio Europeo, che riunisce i capi di Stato e di governo, ha promesso di discutere ancora di allargamento, dopo che in dicembre non ha approvato l’avvio dei negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord, a causa principalmente dell’opposizione della Francia.

Per quanto riguarda i rapporti con i Paesi terzi, si stanno avvicinando alla chiusura gli accordi commerciali con il Vietnam e con il Mercosur, l’area di libero scambio del Sudamerica che comprende Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay (anche il Venezuela ne fa parte, ma è stato sospeso). L’accordo con Hanoi dovrebbe essere approvato dalla commissione Inta (Commercio Internazionale) del Parlamento Europeo in gennaio, per essere approvato in plenaria a febbraio.

L’accordo con il Mercosur dovrebbe invece approdare in Parlamento intorno alla metà del 2020. Sulle questioni della sicurezza e della difesa, saranno importanti i negoziati sul Fondo europeo per la difesa 2021-27. Durante la presidenza croata dovrebbero anche intensificarsi i lavori sulla Conferenza sul futuro dell’Europa, proposta dal presidente francese Emmanuel Macron nel giugno scorso, appoggiata da Angela Merkel e inclusa da Ursula von der Leyen nel suo discorso programmatico.

In realtà l’idea di organizzare una Conferenza sul futuro dell’Europa precede, e di molto, la proposta di Macron: già nel dicembre 2018 il presidente del Comitato Europeo delle Regioni Karl Heinz Lambertz e del Cese Luca Jahier insistevano per creare “una consultazione permanente strutturata con i cittadini, le città, le regioni e le organizzazioni della società civile”. La Conferenza, che verrà organizzata da Parlamento, Consiglio e Commissione, dovrebbe cominciare a funzionare l’anno prossimo e continuare per due anni; dovrebbe coinvolgere anche dei cittadini europei, per dare loro l’occasione di contribuire a disegnare il futuro dell’Ue. Per la presidenza, Macron ha fatto il nome del liberale belga Guy Verhofstadt.