Un italiano su 8 è a rischio povertà anche se lavora

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Cala il numero di italiani considerati “poveri”. Ma resta stabile la percentuale di chi, pur avendo un lavoro, rischia di ritrovarsi nell’indigenza. A dirlo sono i dati Eurostat, l’ufficio statistico europeo: le persone a rischio povertà ed esclusione sociale nel 2018 sono diminuite di un milione rispetto al 2017, ma rimangono 16,4 milioni, il livello più basso dopo il 2011. La condizione riguarda il 27,3% della popolazione (contro il 28,9% nel 2017), che secondo le statistiche vive con un reddito disponibile per la famiglia inferiore al 60% del livello medio nazionale.

Una percentuale che si alza fra i bambini sotto i di 6 anni di età (30,6%) e si abbassa per gli over 65 (20,2%). Non basta lavorare, però, per mettersi al sicuro. Resta infatti stabile la percentuale di coloro che rischiano la povertà pur risultando occupati: i dati parlano di un lavoratore su otto tra i 18 e i 64 anni nel nostro Paese (il 12,3%), e i numeri crescono tra i più giovani (al 13% tra chi ha tra i 20 e i 29 anni dal 12,4% del 2017). Si tratta dei risultati peggiori sui working poor dopo la Romania e la Spagna, considerando l’insieme dei Paesi per i quali sono già uscite le analisi.
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Rimane stabile la percentuale degli occupati nel complesso – 12,3% – rispetto al 2017, ma cresce quella dei lavoratori dipendenti, toccando quota 11%. A livello globale, cresce il divario fra ricchi e poveri: il 10% degli italiani con i redditi più alti può contare su oltre un quarto dei redditi totali (25,1 % al livello top dal 2008, quando era il 23,8%) mentre il 10% con i redditi più bassi può accedere ad appena il 2% del totale. fonte  https://www.ilparagone.it/