Semmai il suo problema è come restarci rimangiandosi la promessa di non governare senza i 5 Stelle, e giustificare la pantomima delle dimissioni consegnate a Mattarella e subito rifiutate, manco fossero uno il gatto e l’altro la volpe che stanno in società, e di loro – per cantarla con Bennato – ti puoi fidar.
Incassando una fiducia stratosferica domani al Senato, confermare le dimissioni apparirebbe infatti come il capriccio di chi fugge dalle sue responsabilità solo perché una forza politica si permette di non accontentarlo. Dunque serve un altro paravento, che probabilmente gli darà Di Maio, accogliendo un altro manipolo di transfughi dal Movimento, che permetteranno di far passare il concetto di una continuità della maggioranza, in quanto una costola dei 5S è ancora dentro mentre chi se ne va è un’altra cosa, cioè il Partito di Conte.
Per non parlare della presa in giro sul Salario minimo. Tutti impegni che potrebbero ricicciare, facendo passare i 5S per sabotatori per diletto, quando l’unico che ha sabotato persino il suo governo è stato lo stesso Draghi.
Gaetano Pedullà



