Adolfo Sarti

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È stato il politico democristiano più brillante che la provincia di Cuneo abbia espresso negli ultimi cinquant’anni. In verità Natale Carlotto e Carlo Baldi rac­coglievano più voti ma le sue relazioni gli consentivano di ottenere incarichi supe­riori. Più volte ministro, era molto legato a Francesco Cossiga che venne a trovarlo a casa sua a Cuneo durante la malattia. In quell’occasione Adolfo mi informò della visita e mi consentì di intervistare il presi­dente nel salotto della sua abitazione. La sua cultura e la sua passione per Marcel Proust erano leggendarie. Pare che avesse letto tutte le opere dello scrit­tore francese e conoscesse a memoria brani della “ricerca del tempo perduto”. Di sicuro la sua conversazione era ricca di citazioni e non a caso era grande amico di Piero Fraire, altro affascinante politico letterato. La prima volta lo incontrai con Pie­rangelo Marengo. Ci aveva ricevuti per un’intervista del “Cuneo”. Purtroppo la maggior parte dei gustosi aneddoti che ci raccontava non potevano essere pubblica­ti perché avrebbero scatenato un putife­rio. Lotte interne al partito, miserie uma­ne, vanità e beghe di potere. Tra i suoi discepoli l’onorevole Francesco Mazzola che, tra i vari incarichi, si occupò anche di servizi segreti. Quando scoppiò lo scandalo della P2, Sarti era all’apice del successo e si parlava di lui come probabile futuro presidente del Consiglio. Non si è mai capito se la domanda per aderire alla loggia massoni­ca di Licio Gelli fosse stata presentata e subito ritirata o si trattasse di una monta­tura. Il colpo fu enorme. Ci vollero anni per riprendersi e la Democrazia Cristia­na, impietosa, lo mise gradualmente da parte. Credo che la successiva malattia sia stata favorita dai tanti dispiaceri procura­tigli da quella amara vicenda. Per alcuni periodi ebbe accanto solo la raffinatissi­ma moglie Lidia Maria Chicca e pochis­simi amici tra gli innumerevoli che aveva gratificato. In un elzeviro apparso sulla “Vedetta” Sarti aveva descritto con grande ironia la candidatura di Pierangelo Marengo e mia nel Partito Repubblicano alla disperata ricerca di voti chiamandoci il gatto e la volpe. A proposito di Adolfo Sarti, Carlo Be­nigni, intellettuale che conosce molto bene la storia della Democrazia ,Cristiana scrisse: “Ha lasciato un vuoto tuttora da colmare sulla scena politica della nostra provincia di cui, per una lunga stagione, è stato protagonista senza eredi”.